Prima
dell’era Internet e del Web, che tutto propone, produce e racconta in uno
spazio infinito e solo apparentemente virtuale, è stato l'avvento della
televisione a determinare il passaggio da Homo Sapiens a Homo Videns, nuova categoria
introdotta da Giovanni Sartori per sottolineare il mutamento antropologico
avvenuto nell'uomo, che non segna un'evoluzione ma, piuttosto, un'involuzione. Per
la prima volta nella storia, l’immagine prevale sulla parola, andando a
trasformare completamente la comunicazione e i meccanismi di comprensione tra
gli esseri umani, minandone il cosiddetto pensiero astratto e l'attività
simbolica propria.
L'Homo
Videns è regressione, atrofizzazione intellettuale e incapacità di distinguere
virtuale da reale e vero da falso. Come accadrà, ancor di più e a maggior
ragione (inizio anni’90), proprio con il world wide web, la ragnatela mondiale
che ha giocato il ruolo più importante nel diffondere internet e ha definitivamente
cambiato il mondo.
Conseguenza
di questa involuzione è la sempre più crescente incapacità dell'uomo di pensare
con la propria testa, di crearsi un'opinione propria, cosa che, per traslato,
significa perdere libertà e libero arbitrio.
Va
premesso che, in un paese normale, non ci sarebbero l'Isola dei famosi, il
Grande fratello, gli Uomini e donne delle Marie De Filippi, i pollai delle
Barbare D’Urso, il loro gossip quotidiano e le montagne di spazzatura annessa e
connessa, di una TV ignorante e becera, che scende sempre più in basso, con trasmissioni
demenziali, tutte eguali, tutte volte a diffondere cretinismo.
Dalle
aggressioni verbali agli insulti gratuiti, dalle prepotenze dialettiche alle
risse da salotto, dove ognuno si sente in diritto di imporre un’opinione come
parabola evangelica, impedisce agli altri di parlare, interrompe, sorride e
scuote il capo appena scopre di essere inquadrato, come piano d’ascolto. Una
noiosissima manfrina, un teatrino infantile, un insistente e petulante gioco
delle parti, tanto fittizio, fasullo e ingannevole quanto artefatto, ridicolo e
patetico.
Ma,
qualora tutto questo non bastasse a glorificare la sagra del trash, che quel
pulpito mediatico partorisce e sviluppa di continuo, c’è anche di più e di
peggio.
Su
Blob di Raitre, una delle più intelligenti trasmissioni di sintesi che, riducendo a pillole e poltiglia il meglio dei
programmi andati in onda, in realtà si fa analisi e narrazione di quella che
Karl Popper definiva “cattiva maestra televisione”, ho visto il vile e volgare
attacco sferrato - pro audience e sensazionalismo - da un arrogante
pregiudicato di nome Fabrizio Corona, quello che una volta dava in pasto alle
sue minorate fans i suoi agognati slip, lanciandoli dai balconi degli alberghi.
Costui,
dopo aver truffato per anni vari personaggi dello sport e dello spettacolo, dopo
una vita di minacce ed estorsioni, dopo essersi fatto carcere e comunità di
recupero, ha dato pubblicamente del cornuto a un canuto, sconvolto e piangente
Riccardo Fogli, vecchio cantante in disuso, parcheggiato per propria scelta
nell’Isola dei confusi, dove ex Vip, reduci dello spettacolo, navigate
babbione, aspiranti veline, tronisti, miracolati e poveretti vari mendicano una
nuova, inusitata celebrità.
E
lo ha infamato con tanto di particolari e annunciate prove e documenti, come
nel suo mai smentito stile di impostore e lestofante
Praticamente,
più che un’isola, una fogna a cielo aperto, lambita dal mare, piena di fame e
di pattume, di rifiuti, di avanzi di notorietà, di scarti dell’attualità,
opinionisti al seguito compresi.
Permettere
a un rozzo farabutto, bullo, prepotente e senza scrupoli, di andare in
televisione a sputtanare il prossimo, a spargere letame e maldicenza, è
un'opera di per sé criminale. Un reato, non solo etico e sociale, che coinvolge
autori, programmisti e conduttori, che arriva dopo vari precedenti, dopo
l'esaltazione di altri personaggi improbabili, come gli Sgarbi, i Briatori, le
Ferragni, le oche finte maggiorate dalla chirurgia estetica alla Cipriani e i
nuovi trapper che ragliano alla luna.
Questa
TV del nulla, imbecille e deleteria, capace di condizionare, nel bene e nel
male, i comportamenti di massa, ha anestetizzato un bel pezzo d’Italia che non
legge, non studia, che subisce e non reagisce, che non sa cosa sia un libro o
un giornale, dopo aver sfogliato solo il sussidiario e il libretto d’istruzione
del telefonino: una gigantesca rete a strascico, ha detto qualcuno, che porta i
cervelli all'ammasso.
E’
lo specchio del lato peggiore e più squallido della nostra società, che impone
modelli sempre più sguaiati, ignoranti, violenti, mostruosamente gretti, in
modo da aumentare la morbosità del pubblico e sdoganare reazioni sempre più
passive e compiacenti.
E’ in onda lo spettacolo della banalità, che distrae
l’opinione pubblica dai problemi che assillano il Paese, per imporre nuove
forme estetiche di identificazione, attraverso il voyerismo di spettatori
costretti a cibarsi costantemente delle storie di ordinaria follia di certi
ambigui e nocivi figuranti, nello splendore del loro speculare esibizionismo.
Nel
nostro quotidiano dominano ormai la scopofilia e la sete di dettagli morbosi.
E
nell’epoca dell’homo videns e technologicus e delle Post
truth (post verità) - bugie e falsità condivise che milioni di cittadini amano
tuttavia credere - conta poco il reale e la sua interpretazione. Niente è come
sembra, nulla è come appare: in un evento o in una notizia, la verità viene
considerata una questione di secondaria importanza e percepita come tale dal
pubblico, sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi concreta
della effettiva veridicità dei fatti. Tutto si riplasma in gossip, pur di
acchiappare “clic” e ottenere consenso.
Li
chiamano Reality, ma in effetti sono false messinscene e mistificazioni che
mirano a fare ascolti e tanti soldi. L'apoteosi della Tv spazzatura.
(Alfredo Laurano)
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