“Quella sua maglietta poco
“fine”, tanto vile al punto che m'immaginavo tutto. E quell'aria da bambina
sorridente e un po’cretina…” Così, forse, Baglioni
canterebbe oggi il suo piccolo grande orrore!”
Ve
la ricordate tale Selene Ticchi, che, pochi mesi fa si presentò alla commemorazione
della marcia su Roma a Predappio con una maglietta, con la scritta
"Auschwitzland”?
E’
stata condannata dal tribunale di Forlì per violazione della legge Mancino, che
vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista.
Il
decreto penale prevede una pena di quattro mesi di reclusione, convertita in
multa di 9050 euro.
Quella
vergognosa e ignobile maglietta nera (che mi sono permesso allora di definire
“straccetta nera”), indossata dall'ex candidata sindaco di Forza Nuova a
Budrio, scimmiottando il logo della Disney, recava l'immagine del campo di
sterminio in Polonia e irrideva i morti di quello stesso campo, ridisegnato come
un parco dei divertimenti.
Riporto
quanto ho scritto in quella occasione.
STRACCETTA NERA
Ci
vuole veramente un bel coraggio ad indossare quella maglietta disgustosa e vile.
O una abbondante dose di imbecillità congenita ed incoscienza.
C’è
scritto Auschwitzland su quello straccetto nero ispirato alla Disney, indossato
a Predappio da tale Selene Ticchi, già candidata sindaco di Budrio, nella
manifestazione di rievocazione della Marcia su Roma del 28 ottobre 1922.
Il
lager di Auschwitz pubblicizzato come un parco giochi, come Disneyland, come
Acqualand, come Zoomarine o Fiabilandia: una provocazione orribile che irride
l'ex campo di sterminio nazista, come se la Shoah non fosse mai esistita e non
fosse costata la vita a un intero popolo. Tutto questo è ancor più
insopportabile nell'80° anniversario delle leggi razziali.
Semplice
“Humor nero”, l’ha definito la stessa invasata militante di Forza Nuova, che,
peraltro, l'ha espulsa dal partito.
Forse
la tettona neo-fascista non se ne rende conto, forse è un’incapace, forse non è
proprio in grado di capire che quella volgare t-shirt è un insulto all’umanità
e offende la memoria di milioni di persone che sono state perseguitate,
deportate, torturate e uccise.
Ma,
al di là della oscena ironia, ancora esiste questa gente? Questi indecenti
pagliacci travestiti che sfilano in parata, giocando con la Storia? Queste
teste rasate che inneggiano a Benito, che indossano il fez, la camicia nera e
gli stivali, che fanno il saluto romano, che cantano o fischiettano Faccetta
Nera, che marciano e gridano “duce, duce, onore al duce” e slogan fascisti,
senza incorrere nel reato di apologia?
Dipendesse
da me, la lascerei rinchiusa per almeno una settimana, a pane e acqua, in una
delle tante gelide baracche di quel lager polacco, a riflettere sulla propria
inconsistenza umana.
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