Da
una parte, inspiegabilmente alla guida di un autobus, un autista franco-senegalese,
cittadino italiano, con precedenti penali, che vuol vendicare i troppi bimbi
affogati nel Mediterraneo “per colpa di Salvini e Di Maio”.
Dall’altra,
sullo stesso mezzo cosparso di benzina, 51 ragazzini di scuola media, e un paio
di insegnanti accompagnatori, intimoriti, minacciati, infascettati e privati
dei telefonini. Il folle terrorista fai da te, avverte che vuole dar fuoco al
bus e che moriranno tutti.
La
situazione è drammatica e prelude alla tragedia.
Ma,
grazie all'azione dei carabinieri e ancor più di quei tre bambini (un egiziano,
un marocchino e un italiano), che, mantenendo lucidità e freddezza, sono riusciti
a chiamarli, dopo aver nascosto un telefono, si è evitato il peggio. A San Donato Milanese, si è scongiurata ieri una strage di innocenti.
Dopo
tanta paura, alla fine è andata bene. Quei ragazzi coraggiosi hanno salvato
tutti, sono stati decisivi. E l'hanno fatto spontaneamente, fregandosene delle
loro diverse origini, lingue, religioni e culture d’origine che per molti
dovrebbero discriminarli.
E’
diverso se a salvarmi è un bianco, un nero, un siciliano o un esquimese?
Perché
il nemico è un altro, è il folle criminale che c’entra poco o niente con
l’immigrazione, i barconi, le ong. E’ quello che da molti anni è in Italia, che
ha un lavoro, che è integrato, che non è radicalizzato, che non è arrivato a un
passo dalla strage, perché convertito al fondamentalismo o perché legato
all’Isis. E nemmeno lo definirei terrorista, visto come ha condotto la vicenda,
più eclatante che pensata, e come si è lasciato beffare e catturare.
E’
solo un delinquente, senza colore e senza ideologie, un pazzo in cerca di
gloria e visibilità, al di là delle questioni etniche e razziali, che ci
dividono, che mirano solo a metterci l'uno contro l’altro, prefigurando invasioni
e sopraffazioni, anziché confronti civili e utili. Di questo, e di nient'altro,
si dovrebbe discutere adesso.
Da
tempo, si respira un’aria velenosa di vendette e rappresaglie, di aggressioni e
provocazioni, inutile negarlo. C’è un clima ripugnante, fatto di slogan, di
banali semplificazioni, di malvagità, xenofobia, intolleranza e razzismo
quotidiano.
Giusto
ieri, su un bus di linea a Torino, alcune ragazze musulmane sono state aggredite
e picchiate da una coetanea italiana, perché indossavano il velo: “Vi spaventate per un cane - da cui si
erano allontanate - e poi fate gli
attentati!”
E
in questo ordinario contesto d’odio e di rancore, che si trasmette ovunque -
nel Web, in TV, nei giornali, nei discorsi delle gente comune, è possibile, e
del tutto naturale, che degli invasati compiano gesti assurdi e imprevedibili.
Questa tragedia sfiorata, dovrebbe far riflettere tutti, a cominciare da chi
sta al governo e lancia, troppo facilmente, parole come pietre.
Nessuno
dovrà strumentalizzarla, nessuno dovrà specularvi sopra, per ricavarne meschine
rendite elettorali, se non altro per rispetto di quegli eroici ragazzini,
italiani e stranieri, che hanno avuto tanta paura, ma non si sono lasciati
andare: si sono uniti, hanno reagito e ci hanno regalato un grande esempio di
solidarietà, oltre quel fumo intenso e quelle fiamme d’odio.
(Alfredo Laurano)
(Alfredo Laurano)
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