...Regnando bastoni |
Ministro
dell’Interno, vice presidente del Consiglio, Capo della Lega, nonché della
Padania, di cui non si parla quasi più.
Si sta
impadronendo di un governo tutto fare, fagocitando il giovane Di Maio, e le
altre stelle, esaurito dalla lunga e difficile trattativa per quell’accordo,
che gli ha permesso di restare a galla, senza sprofondare nel fallimento di un obiettivo
assai vicino, ma quasi evaporato. Un successo ottenuto nei tempi supplementari
o di recupero, all’ultimo minuto, che oggi lo costringe a moderare, a frenare,
a contenere e smussare dichiarazioni e proclami a tutto campo del masaniello
padano, che ha la metà dei suoi parlamentari.
Anche il
premier ufficiale Giuseppe Conte, ripescato nella lotteria dei passi perduti, è
apparentemente telecomandato, si muove con discrezione, con fare istituzionale
e senza far troppo rumore.
Insomma, il
guascone Salvini, a dispetto dei suoi ruoli, è salito sul ponte di comando, ha
scoperto e rilanciato con successo la politica dal basso, da bar, da stadio o
da pizzeria. Quella facile, immediata, istintiva e malpancista che sfrutta gli
umori popolari, la rabbia repressa, l’odio e la xenofobia, attraverso il
linguaggio semplice e incisivo dei social e della contrapposizione. Quella che
ama, capisce e apprezza il cosiddetto italiano medio, insieme alla ex casalinga
di Voghera, ormai in pensione, che coltivano l’orticello proprio, perimetrato
da interessi e tornaconto personale.
Parla, scrive,
twitta come si fa fra amici ed avventori occasionali, tra un bicchiere e
l’altro, e dice ciò che molti vogliono e si aspettano che dica: una battuta sul
Milan e la campagna acquisti, una sui vaccini che son troppi e non tutti
necessari, un’altra sulla sicurezza e la legittima difesa, una scelta
minacciosa su Ong, su migranti e porti chiusi, su campi nomadi e censimenti,
con o senza ruspe.
Nord, felpe,
secessione, sacro Po, Roma ladrona e Alberto da Giussano sono rimasti solo nei
ricordi dei più anziani e nelle spille, all’occhiello delle giacche dei
leghisti più eleganti.
Gli va
riconosciuta una grande capacità di comunicazione, un uso spericolato e chiaro
del linguaggio, anche non verbale, unito a una presenza continua e pressante
dappertutto, a un fare diretto e a un abbigliamento informale e familiare
Tutto ciò
miete plausi e consensi e gli permette di ricattare, a suon di numeri e
sondaggi, i suoi preoccupati coinquilini.
E, prima o
poi, arriveranno, forse, pure i fatti.
Pregate,
toccatevi, fate pegno o fate vobis.
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