“Seduto in quel caffè, io non pensavo a te.... Guardavo il mondo che girava intorno a me...”
Oggi è il 29 settembre e, come ricorda il mio amico Maurizio, è una data virtuale, ma importante, quasi una ricorrenza: sono oltre 50 anni da quel 29 Settembre dell’Equipe 84, che ha costituito uno spartiacque per la musica della nostra generazione.
Eravamo alla vigilia del ’68 ed era già abbondantemente esploso il fenomeno Beatles, che aveva rivoluzionato il panorama della musica mondiale.
Pochi sapevano chi fossero gli autori di quella canzone, Mogol e Battisti, ma tutti conoscevamo tutto di questa nuova band italiana dallo strano nome, Equipe 84, dove 84 stava per la somma degli anni dei suoi componenti.
Questa canzone, quasi psichedelica, è la storia di un tradimento in cui le situazioni si mescolano, come in una sequenza onirica, scandita, dalla voce di uno speaker radiofonico (Riccardo Palladini del TG) che apre e chiude due giornali radio, con le date del 29 e 30 Settembre, in apertura e chiusura del brano.
Ricorderò sempre una calda sera estiva di quell’epoca, quando con il mio compianto amico del cuore e d’adolescenza, arrivammo passeggiando al Foro Italico, per ascoltare, senza vederla, all’esterno della fitta siepe del grande Bar della Piscina, proprio quella band che lì si esibiva. Era come se le note, gli accordi e le melodie viaggiassero in una dimensione audio, intensa, magica, quasi astratta, ma viva e assai vicina, senza forme e colori, se non quelli della fantasia
Rapiti dai loro brani, dalle loro voci e dal loro innovativo sound – che anche noi avevamo in repertorio, insieme ai tanti brani dei Rokes e degli stessi Beatles – restammo a lungo, “non seduti in quel caffè”, ma in piedi o accovacciati sul marciapiede, in religioso silenzio.
Senza pagare alcun biglietto, se non quello della passione per la musica.
29 settembre 2017 (Alfredo Laurano)
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