Era
ora di cambiare le vecchie scarpe nere con le quali era partito da Buenos Aires,
che ancora indossava anche da papa, invece di calzare quelle rosse, simbolo del
pontificato.
Shopping
natalizio anche per Papa Francesco che, l’altro giorno, di ritorno da una
visita al Consiglio Pontificio, ha chiesto all’autista di fare una deviazione
sulla via del ritorno verso Santa Marta: una puntatina via dei Gelsomini, sulla
Gregorio VII, dove c’è una sanitaria piuttosto ampia e fornita di calzature
ortopediche.
Una
cosa normale per qualunque cittadino, un po’ meno per chi fa il papa: sorpresa,
clamore, inevitabile scompiglio in quel negozio. Provate, misurate, pagate e tanti
abbracci.
Esattamente
come quando fece visita all’ottico di via del Babuino, due anni
fa, per cambiare la montatura degli occhiali da vista che si era rotta.
Questo
papa imprevedibile, che poi ha anche chiamato “Uno Mattina”, sorprendendo i basiti
conduttori di Raiuno, aveva già pranzato con un gruppo di senzatetto per il suo
recente compleanno.
Continua
a dialogare con laici e cristiani, predica la carità e manifesta in mille modi
la sua attenzione agli ultimi e agli emarginati e sta cercando di portare un
nuovo vento di trasparenza nell’apparato della Chiesa.
Anche
se, per alcuni, sa come parlare alla pancia della gente e la liscia per il
verso giusto, secondo le regole di un moderno mix di marketing e religione.
In
ogni caso, ci sta provando, come nessuno prima, e trasmette fiducia e
autenticità.
Il
suo continuo richiamo a una Chiesa francescana e all’orrore del denaro
divinizzato e della guerra che tutto sporca, producendo sfruttamento e
sofferenza, è la prova vera della sua profonda umanità.
No all’odio
e alla paura, al fondamentalismo del Mercato, alla disuguaglianza, alla
schiavitù economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più
violenza, in una spirale che sembra non finire mai.
Parla
la nostra e la mia lingua.
Auguri
a te, Francesco, ne hai bisogno!
(Alfredo Laurano)
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