Noi,
che ce ne fottiamo dei Cracco, dei Barbieri, dei Vissani, dei Cannavacciuolo,
dei Beck, dei Bottura e di tutti gli altri chef stellati che dilagano e
pontificano saccenti, nel caleidoscopico mondo della gastronomia contemporanea,
amiamo la cucina semplice della tradizione.
Quella verace e popolare, sana e genuina che non ha bisogno
di sfumature di fresco, punte di acido, vene sgrassanti, retrogusti amari e
note croccanti e di colore. Manco fosse un affresco di Giotto o Michelangelo,
di Guttuso o di Picasso o un elaborato piatto dove luci, ombre e chiaroscuri si
accavallano con l’inconsapevole consenso del Merisi.
Che non è una gastronomia “cerebrale e di cuore”, ma solo
un atto d’amore e di piacere, basato sul rispetto per il cibo che, nel suo
costante richiamo alla natura e alla sapienza contadina, rilascia sempre
emozioni gustative.
E’ proprio nel settore vitale
e ineludibile dell’alimentazione che la nostra storia individuale e collettiva
sposa la forza irrinunciabile della tradizione, del costume, degli usi, del folclore
ed esprime la cultura di un popolo.
Da questo punto di vista, il
nostro è un Paese veramente fortunato: vanta una incredibile cucina che non è
solo nazionale, come quella di francese, tedesca o slava ma, addirittura regionale,
per non dire provinciale. Ogni luogo, ogni comune, ogni spicchio d’Italia ha
del suo. Una ricetta, un piatto, un formaggio, un dolce tipico, un prodotto di
stagione che si perdono in una varietà infinita di riti, leggende, ricordi e
liturgie, che si tramandano nel tempo. C’è sempre qualcosa da scoprire, da
gustare, da apprezzare.
Quanti, non autoctoni, conoscono, per esempio, i
passatelli?
I passatelli in brodo sono una delle più classiche minestre
dell'Emilia-Romagna, della provincia di Pesaro e Urbino e sono diffusi anche
nel resto delle Marche.
Tra i tanti piatti tipici di quelle zone, è la più
caratteristica, più originaria, più romagnola. Sicuramente una delizia per il
palato che vale la pena provare e imparare a cucinare.
Questa particolare bontà nasce da un impasto di uova,
parmigiano, pane raffermo grattugiato, noce moscata, scorza di limone, eseguiti
con l'apposito “ferro da passatelli”, difficilmente reperibile al di fuori
della Romagna. In alternativa, è però possibile utilizzare con buonissimi
risultati uno schiacciapatate a fori grossi.
I passatelli in brodo sono
squisiti anche asciutti, conditi con formaggio di fossa e scaglie di tartufo.
Ottenuta la palla dell’impasto e portato il brodo a ebollizione,
si lasciano cadere sotto forma di piccoli cilindretti profumati. Quando vengono
a galla sono cotti.
Dopo un minuto di riposo, a
fuoco spento, si ammantano di ulteriore sapore e si fanno sedurre dal palato
più felice, in un’estasi voluttuosa di gourmet.
27 dicembre 2016 (Alfredo
Laurano)
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