Si, anch’io penso come
molti renziani, pur non essendolo affatto: non ha perso il fiorentino, ma hanno
sbagliato a votare due terzi di italiani.
Lui, da solo, ha preso
il 40%, tutti gli altri, contro – partiti, sindacati, associazioni, giuristi,
lavoratori, disoccupati, giovani e cittadini d’ogni razza e pianeta - il 60%. Non è poi tanto un
paradosso!
Tutto ciò, a voler prescindere, un po’ arbitrariamente, dal merito della
orribile riforma costituzionale, rifiutata e condannata, che poi era il vero senso
della chiamata obbligatoria a Referendum. Magari, ci sarà stato pure qualche
poveretto che, per caso o per errore, ha votato non contro il ducetto
fiorentino, ma proprio contro lo stravolgimento della Carta. Ma per lui e per i
suoi, meglio far credere il contrario: è più facile far passare il concetto di
vittoria personale e sacrificio, nonostante i numeri del Viminale.
E proprio per questo,
per battere il ferro ancora caldo e fumante – visto che mi pare difficile
voglia ritirarsi a vita privata o in un convento fiesolano per un improbabile
bagno d’umiltà, come aveva annunciato qualche mese fa in caso di sconfitta –
non credo aspiri a un altro incarico dal Capo dello Stato.
E’ più probabile che
cerchi di “ripartire dal quel 40%”, come ha detto il suo fido Lotti, il che,
tradotto in pragmatico politichese, potrebbe voler dire rivendicare un forte
consenso, ripartire da quei 13 milioni e mezzo dei voti del SI, rilanciarsi con
una nuova veste, più umana e con le penne più abbassate.
Insomma, capitalizzare
quel bottino di consensi referendari, tramutandoli in voti elettorali, come se
il travaso fosse automatico! Senza mollare la guida del PD, ma lanciato verso
le elezioni il prima possibile, cavalcando l’onda, appena pronta una nuova, o
corretta alla svelta, legge elettorale.
In fondo, da furbino e
intelligente venditore, sa bene che dietro quel fragoroso NO del referendum (19
milioni e mezzo) non esiste una coalizione di partiti ed elettori: la Destra è
piuttosto divisa e frantumata e tutti sono in lotta per la leadership, la
Sinistra è come sempre sparpagliata e residuale, i dissidenti del PD sono non
più di un quinto e quindi in netta minoranza, i Cinque Stelle sono forti, in
piazza, ma non disposti ad alleanze: pretendono di scalare il Montecitorio da
soli, senza funi e ganci e senza alcuna
compagnia.
Allora, perché non
tentare? Ci lo può battere e contrastare efficacemente?
Non certo Berlusconi,
né Salvini, né la Meloni, né il “solo” Grillo.
Magari chiudendo
magicamente qualche altra trattativa, come quella appena conclusa con gli
statali, dando qualche altra mancetta ai pensionati, annunciando una promessa
di maggiore occupazione con la revisione del Jobs Act o una riduzione delle
tasse.
Senza
dimenticare che, restando in carica per l’ordinaria amministrazione, può
gestire l’apparato e la programmazione elettorale, oltre a mantenere l’appoggio
sicuro e ampio dei suoi alleati verdiniani, alfaniani e transfughi vari che lo
sosterrebbero in cambio di qualcosa (seggi, poltrone, incarichi), non volendo
certo rinunciare a concludere la legislatura, perdendo i cospicui vitalizi.
6
dicembre 2016 (Alfredo Laurano)
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