Tutti i
giorni parecchie centinaia di persone se tuffano soavemente nel bel mare de
Ladispoli, dimenticando per qualche ora i 35 gradi della captale…
Così scriveva Trilussa nel 1894 sul Don Chisciotte di Roma.
Così scriveva Trilussa nel 1894 sul Don Chisciotte di Roma.
La storia di Ladispoli è profondamente legata
al mare, al microclima e alla sua sabbia nera.
Ben prima di Ostia e Fregene, fu la Marina di Roma, la spiaggia preferita e frequentata dalla nobiltà romana e dalla ricca borghesia. Negli anni trenta raggiunse il primato per la maggior presenza di villeggianti che dimoravano in armoniose costruzioni liberty.
Ben prima di Ostia e Fregene, fu la Marina di Roma, la spiaggia preferita e frequentata dalla nobiltà romana e dalla ricca borghesia. Negli anni trenta raggiunse il primato per la maggior presenza di villeggianti che dimoravano in armoniose costruzioni liberty.
Fu proprio quella “terra di confine” a far sognare
Roberto e Renzo Rossellini, che tra il mare, la palude e le prime alture di
Cerveteri avevano vissuto all’inizio del novecento le loro avventure d’infanzia
e avevano trovato qui ispirazione per alcune loro opere.
Dal 1965 al 1990, Ladispoli è stata espressione del
turismo popolare e familiare. La sua ferrosa spiaggia e il suo clima mite
avevano attratto tantissime famiglie, anche grazie alla straordinaria
ricettività dei posti letto che l’ex paesetto di pescatori offriva, in virtù di
un insensato boom edilizio: dalla villetta ai grattacieli.
Chi veniva a Ladispoli, vi soggiornava per diversi
mesi.
Non più, quindi, turismo elitario, anzi molto
popolare, come raccontato nelle battute bonariamente ironiche di Sordi,
Costanzo e Verdone.
LE ORIGINI
Poco distante dal centro di Ladispoli, nei pressi
del borgo di Palo, sorgeva un tempo la città-porto etrusca di Alsium.
Fu sicuramente territorio del dominio di Caere, una
tra le più potenti città di tutta la storia etrusca, che proprio ad Alsium e a
Pyrgi, aveva i suoi porti da dove partivano le navi che, per commercio o per
pirateria, solcavano il mare senza paura.
Le prime notizie risalgono al 247 a.C., anno in cui
tutto il territorio circostante venne sottratto dai Romani agli Etruschi.
Per l'importanza strategica che tali porti
costituivano, gli abitati etruschi furono sostituiti da accampamenti militari,
poi da castra (città fortificate) veri e propri ed infine, da enormi ville di
proprietà di importanti e nobili famiglie della Roma repubblicana ed imperiale.
Furono secoli
di splendori per la piccola comunità sul mare, con ville lussuose ed ospiti
illustri. Da Pompeo a Cesare, da Cicerone a Virgilio Rufo: venivano per
trascorrere, tra i marmi pregiati delle dimore sul mare, gli ozii in un
luogo di voluttà. Lo
testimoniano i resti della villa di Pompeo in zona San Nicola, i resti della villa
romana nei giardini della Posta Vecchia e i reperti trovati all’interno del
borgo di Palo.
Ma quando la potenza romana non ci sarà più a governare
e rendere sicure le terre, la piccola Alsium scomparirà e tutto sarà sepolto:
torneranno a crescere gli acquitrini e per più di cinquecento anni non ci sarà
nessuno a contrastare il passaggio degli invasori e lo sbarco dei predoni. Ci
passeranno gli Ostrogoti e i Longobardi, mentre saranno i Saraceni a
distruggerla completamente nel decimo secolo.
Nel Medio Evo
le tracce di nuove edificazioni e nel ‘500 la costruzione del Castello di Palo,
sorto su un sito fortificato d’età medievale, il cui nome sembra derivare dalla
presenza di paludi molto estese nella zona circostante: qui soggiornarono gli
Orsini, papa Alessandro VI (Borgia), i Della Rovere ed i papi Paolo III e Sisto
V e cardinali vari.
LA STORIA
A fine ‘800, la zona di Palo era frequentata da
qualche buttero che radunava gli armenti nella radura e da braccianti agricoli
stagionali. La malaria mieteva vittime ovunque e i mandriani stramazzavano a
terra schiantati dalla febbre.
Poi, vennero i villeggianti, sempre più numerosi,
chiassosi e invadenti.
Era il 1888 quando il principe Ladislao Odescalchi,
un nobile "sui generis", che amava, riamato, il suo popolo, decise di
sbarazzarsi degli abitanti del borgo - pescatori e contadini, quasi tutti suoi
dipendenti - e dei villeggianti che d'estate arrivavano col treno fin sotto il
suo castello, devastando anche gli ingressi, le scale ed i tetti delle
abitazioni.
La situazione era diventata insopportabile anche per
lui, molto generoso e democratico.
Quella marea di gente gli aveva complicato la vita,
la quiete e la pace non esistevano più, il castello ed il borgo non erano più
suoi ed il principe volle correre ai ripari.
Contemporaneamente, istituì un consorzio insieme
all'ingegner Vittorio Cantoni e lottizzò la striscia di terra fra i due
torrenti, Vaccino e Sanguinaro.
Un altro braccio ferroviario venne subito costruito
verso il nuovo insediamento urbano. Il binario, di circa due chilometri,
partiva dalla odierna stazione di Palo e correva parallelo alla carrozzabile,
costeggiando il bosco e la riserva di caccia, scavalcando il fiume Sanguinaro
con un ponte di ferro. Al centro della ipotetica piazza, una baracca di legno
fungeva da stazione ferroviaria, mentre due binari morti portavano a una piattaforma
mobile che girava le locomotive e le rimetteva in partenza.
L'ampiezza dell'arenile antistante la nuova realtà
invitò i villeggianti ad affluire più numerosi che a Palo, tanto che durante
l'estate la strada brulicava di carrozze e calessi, trainati da scalcianti
ronzini.
I treni con locomotive a vapore e vagoni semi aperti
trasportavano romani in ghette e paglietta e donne con enormi cappelli e
variopinti ombrellini.
Dalle capanne alle baracche su palafitte, poi le
prime case in muratura.
Questa fu la prima Ladispoli: senza strade, senza
fogne, senza luce. L'acqua mancava e la popolazione cresceva.
La prima
guerra mondiale arrestò lo sviluppo della nuova stazione balneare. Il
dopoguerra sembrò rilanciarne le fortune, ma con un ritmo piuttosto contenuto.
Le bonifiche allontanarono lo spettro della malaria e la città di Ladislao
riprese a crescere.
Oggi, Ladispoli è una città moderna di 41mila
abitanti, dove convivono oltre cinquanta etnie diverse e ben integrate.
Ricca di spiagge, di strade, di rotonde, di scuole,
di servizi, di stabilimenti e ristoranti, si estende dal Castellaccio di
Monteroni - casale fortificato nel XIV secolo, sulla via Aurelia, già luogo
ideale per la sosta notturna o per il cambio dei cavalli
- alla cinquecentesca Torre Flavia, facente parte del sistema difensivo contro i Saraceni, voluto dal governo pontificio lungo tutta la costa laziale.
- alla cinquecentesca Torre Flavia, facente parte del sistema difensivo contro i Saraceni, voluto dal governo pontificio lungo tutta la costa laziale.
A sud, accanto al Castello Odescalchi, vi è la
famosa Posta Vecchia, edificio seicentesco e antica stazione di posta, poi
trasformata in albergo di lusso: residenza del famoso miliardario americano
Paul Getty negli anni 60, ospitò anche il Presidente del Consiglio Italiano nel
1994.
Il Parco circostante, nei primi anni '80, è stato donato dal pronipote al WWF che ne fece un’oasi.
A mescolare storia, finzione e realtà, anche il
cinema ha scelto più volte Ladispoli.
Il Parco circostante, nei primi anni '80, è stato donato dal pronipote al WWF che ne fece un’oasi.
Davanti al borgo e al castello, nel 1953, fu costruito un
grande galeone in legno, la nave del Corsaro
Nero che abbordava i suoi nemici. John Huston ricostruì, per il suo
film La Bibbia, il Paradiso Terrestre. E poi ancora, in un set
dopo l’altro, furono girate alcune scene importanti della storia del cinema
italiano: Umberto D, alla vecchia stazione di Palo, La
grande guerra, al Castellaccio dei Monteroni, L’uomo di paglia, sulla
spiaggia di Torre Flavia, Il sorpasso sull’Aurelia tra
San Nicola ed Osteria Nova.
Quanti spunti di curiosità e riflessioni offre questa troppo spesso bistrattata città - patria del carciofo e sede da sessantacinque anni della relativa sagra - la cui identità plurale, come dice il sindaco Paliotta, contribuisce a costruire quella “città di tutti”, dove nessuno si sente estraneo e nessuno si sente padrone.
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