Fra suore e frati che ballano e cantano per le strade, doni tradizionali, fiori e pizze al suo passaggio, selfie a non finire e bambini tirati al volo, per un bacio o una carezza.
Francesco
spopola nel mondo.
Subito
dopo Cuba e l’abbraccio caloroso dei cubani nella terra della rivoluzione, a
bordo di una fiammante Cinquecento Fiat e con in mano la sua personale borsa
vintage da seminarista di provincia, è arrivato anche “nella terra dei liberi e
nella casa dei valorosi”.
Ha
incontrato prima Obama e Michelle alla Casa Bianca, davanti a una folta schiera
di privilegiati invitati, e ha poi tenuto un impegnativo discorso al Congresso
degli Stati Uniti, il primo nella storia di un pontefice.
Francesco si è rivolto al popolo
americano dalla sua sede più rappresentativa, di fronte a due schieramenti che
si dividono su tutto: clima, immigrazione, riforma sanitaria, contraccezione,
pena di morte.
Da
quell'arena che oggi gestisce uomini e cose, ricchezza e libertà e dalla quale
partono i segnali di controllo, dominio, equilibrio e destabilizzazione del mondo,
ha ricordato il sogno americano
che, negli ultimi secoli, ha visto milioni di persone giungere in quella terra
per inseguire proprio quel sogno di costruire un futuro in libertà.
Lo ha rievocato e descritto
perché: “quel sogno è ancora vivo e
continua a ispirarci. Sono i sogni che conducono all'azione, alla
partecipazione, all’impegno, come è stato per alcuni grandi americani":
Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton. Quattro
americani che, nonostante la complessità della storia e la realtà della
debolezza umana, sono stati capaci - con
duro lavoro e sacrificio, con tutte le loro differenze e i loro limiti, alcuni
a costo della propria vita - di costruire un domani migliore e di dar forma a
valori fondamentali per l’umanità.”
Francesco
ha parlato di giovani, di famiglie, di immigrati, di ambiente, di estremismo, del commercio di armi, di abolizione globale della pena di morte,
perché ogni vita è sacra e ogni persona è dotata di una inalienabile dignità.
"Dobbiamo essere particolarmente attenti ad
ogni forma di fondamentalismo, di qualsiasi genere. È necessario un delicato
equilibrio per combattere la violenza perpetrata nel nome di una religione, di
un'ideologia o di un sistema economico, mentre si salvaguarda allo stesso tempo
la libertà religiosa, la libertà intellettuale e le libertà individuali, ma dobbiamo
anche guardarci dalla tentazione di imitare l’odio e la violenza dei tiranni e
degli assassini perché è il modo migliore di prendere il loro posto.
Essere al servizio del dialogo e della pace
significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo
termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo. Perché armi
mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili
sofferenze a individui e società?
Purtroppo, la risposta, come
tutti sappiamo, è semplicemente per denaro, denaro intriso di sangue, spesso
innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere
affrontare il problema e fermare questo traffico.
Se la politica è al servizio
della persona umana, non può essere sottomessa all’economia e alla finanza,
perché è espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme, per
poter costruire uniti il più grande bene comune.”
Trentasei
lunghi applausi lo hanno sostenuto in tutto il suo discorso.
Ma
domani è un altro giorno.
Il
Papa rientrerà a Roma e tutto, probabilmente, tornerà come prima.
Gli
americani che gli hanno tributato una vera standing ovation - anche tra la festante
folla assiepata nei prati all’esterno al palazzo - si spartiranno le sue parole
per utile propaganda e se ne approprieranno per sfruttarle elettoralmente al
meglio, ma sarà molto difficile che limiteranno l'uso delle armi, che
aboliranno la pena di morte o supereranno le varie forme di razzismo, di
pregiudizi etnici e di residua apartheid politica e civile.
Di
fronte al mondo, hanno offerto un grande spettacolo di ospitalità, di
commozione e di viva partecipazione, ma la lezione di Francesco - così intensa,
così sentita, così utopistica - forse non la capiranno e non la accetteranno, soprattutto
nella parte dei conservatori repubblicani, perché troppo distante dalla
loro ideologia.
Anche se per qualcuno - per
esempio, gli integralisti cattolici che lo attaccano in ogni occasione, per
difendere più i propri privilegi, che la fede cristiana - tale monito viene da
un Papa chiacchierone, sguaiato e populista, non proprio timido, pacato e
riservato come chi lo ha preceduto.
25 settembre 2015 (Alfredo
Laurano)
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