E’ tempo di saldi, di promozioni e grandi
offerte.
Riti commerciali obbligatori, offerti
sull’altare dei consumi, delle voglie e degli sfizi.
Riti collettivi che a volte danno un
friccico di gioia e di soddisfazione: non servono, non risolvono, ma creano un
filo di speranza, un giochino della fantasia, un’ennesima illusione. Insomma,
aiutano a campare.
In realtà, nella nostra esistenza, ce ne
sono sempre, in ogni stagione, ad ogni festa comandata: dalla primavera della
giovinezza, all’inverno della maturità, passando attraverso le mezze stagioni
dell’infanzia, del dubbio, delle paure, dei desideri.
Ma più che saldi, sono bilanci, estratti
conto scadenzati del mestiere di vivere.
Sono pagine e riflessioni che il nostro
grande magazzino personale ci obbliga a visitare, a rileggere, a ricordare, ad
indagare, senza sconti per nessuno. Sono i saldi del confronto, della
coscienza, dei valori che ci portiamo dentro, sempre in bilico e a rischio di
precarietà.
Dalle aste e le vocali, abbiamo avuto il
privilegio o la sventura di scoprire, a tarda età, le lusinghe della tecnologia
che hanno cambiato tanti aspetti della vita quotidiana, che ci hanno svelato un
mondo nuovo e sconosciuto, attraente e misterioso, senza però riuscire a
cancellare del tutto i segni ed i confini della nostra specificità, nella
difficile battaglia culturale per l’autonomia del pensiero e degli affetti.
Siamo nell’età - come diceva Jep nella
Grande Bellezza di Sorrentino - in cui non dobbiamo e non vogliamo fare ciò che
non ci va di fare. Che ci consente di decidere,
di scegliere, di preferire, di selezionare le cose e le persone, i piaceri e i
sentimenti, e tutto ciò che amiamo, con una punta di sano egoismo
primordiale.
Non possiamo inseguire o fermare il tempo,
né le mode, né gli obblighi sociali, morali o religiosi. Non dobbiamo inseguire
l’esistenza, possiamo solo viverla, fino alla fine del romanzo.
Tra i sofisticati totem della modernità, nuove
forme ibride di chiese e religioni, fatte di santi, santini, allegorie, miti
fasulli, volgari preghiere, arroganti predicatori, anarchici peccatori e brutte
figurine - da adorare con ogni possibile riserva e con tutto lo scetticismo
dell'eretico convinto - è bello, talvolta, dal palco del proprio teatrino
artigianale, scostando un po' il sipario che ci veste, ci avvolge e ci
comprime, guardarsi dentro e riscoprire ancora emozioni, quasi giovanili o
dimenticate. E ritrovare, soprattutto, nei vecchi e nei nuovi compagni di
avventura - ma anche nel ricordo di chi ci ha dolorosamente abbandonato - una
rinnovata, fresca e rara linfa vitale, che solo l’amicizia sa creare.
Non da spettatori, ma da protagonisti della
tragicomica commedia della nostra vita!
E per Marta, oggi festeggiata, tutto questo
conta assai ed è sempre stato un insopprimibile bisogno, che ha prodotto gioie
e anche delusioni. Mai a saldo, mai in liquidazione.
Gli amici sono importanti perché
attraversano la nostra vita, nel bene e nel male e, come diceva qualcuno,
raddoppiano i piaceri e dividono le angosce a metà.
Accanto e insieme a loro, vive il mondo
della memoria, l’altra nostra vera ricchezza: siamo quello che abbiamo pensato,
amato, compiuto e condiviso con un altro pezzo di umanità. E siamo,
soprattutto, quello che di tutto questo ricordiamo.
I ricordi sono il profumo delle nostre
esperienze, cartoline e lettere firmate che abbiamo spedito al nostro futuro.
Qualsiasi esso sia e a qualunque età.
E noi, compagna mia, tra il riso e il
pianto, ne abbiamo spedite e condivise tante.
Auguri in ogni caso.
(Alfredo)
Nessun commento:
Posta un commento