mercoledì 11 giugno 2014

TASTEVIN

CHICCHI CURIOSI

Enotria, “terra del vino”. Così i greci chiamavano l’Italia. Era l’antico nome della parte più meridionale, la Magna Grecia.

I frutti fermentano spontaneamente (la buccia contiene lieviti e batteri), quindi la vinificazione non è altro che il perfezionamento di questo processo naturale che, nel tempo, si è diffusa in tutte le parti del mondo - lungo i fiumi, nei campi, nei boschi e ovunque  nascesse la vite selvatica.
Un tipo di vite, la Vitis Vinifera, produce la quasi totalità del vino che si beve nel mondo ai nostri giorni.

Oggi, volendo,  grazie alla tecnologia, si può “fabbricare” il vino finto, senza uva, in scatola di montaggio. C’è un kit, con sostanze e polverina, che naviga sul Web e cattura allocchi e sprovveduti.
Si aggiungono fermenti all’acqua, e anche trucioli di legno per “passarlo in barrique”, e dopo un mese è pronta una bevanda “al sapor di vino”: sicuramente rivoltante, ma facile ed economica. Venti milioni di bottiglie solo in Europa! In America e in Canada dilaga.

Nell’antichità, il vino era molto più denso. Per migliorarlo, lo si allungava con acqua, miele e spezie. Veniva anche condito e aromatizzato (si fa per dire) con il famoso garum, un miscuglio orripilante e disgustoso di pesce putrefatto e fermentato, ingentilito con erbe aromatiche.

I ricchi romani versavano vino nelle vasche dei pesci per insaporirne le carni, facendoli morire ubriachi.

Nelle famiglie abbienti dell’antica Grecia, il vino era arricchito di hashish e mirra. Gli ingredienti venivano dosati secondo il grado di euforia che si desiderava indurre.

Cleopatra faceva impacchi di mosto per mantenere la pelle liscia ed elastica.

Alcune dive di Hollywood - Jennifer Lopez e Julia Roberts, per esempio - amano fare il bagno in una vasca di vino bianco e profumato. 
Io consiglio un Gevurtz Traminer!

Un bicchiere di rosso aiuta a mantenere il seno tonico. 

Impacchi caldi di lievito di vino e miele combattono la cellulite e migliorano la circolazione.

All’inizio del Novecento, alcuni medici consigliavano l’ampeloterapia - cura dell’uva - per sconfiggere la stipsi, la gotta, l’ipertensione e il logorio fisico.

Secondo gli abitanti di Taiwan, lo sterco di tigre combatte l’alcolismo.


POETI, SCRITTORI E ARTISTI HANNO CELEBRATO E OSANNATO IL VINO

Secondo Manzoni, è galantuomo  “chi beve il vino senza criticarlo, paga il conto senza tirare e, se deve consegnare  una coltellata, lo fa lontano dall’osteria.

Giuseppe Parini, quando rincasava la sera, scendeva in cantina e stappava una bottiglia di Tocai.

Per G. Gioachino Belli il vino si doveva gustare a “fujette” , di mezzo litro in mezzo litro.

D’Annunzio era astemio e criticava il beone Pascoli.

Mozart amava “l’eccellente Marzemino”, celebrato nel “Don Giovanni”.

Hemigway teneva sempre una bottiglia di Valpolicella sul comodino.

“Libiamo nei lieti calici”, scritto da Giuseppe Verdi nella Traviata, è il più famoso brindisi, a tempo di valzer.

Rossini, quando non suonava o componeva, mangiava tanto, beveva Bordeaux  e Sangiovese e cucinava.
Era un grandissimo gourmet, raffinato ed insaziabile fino al punto di riuscire a ingurgitare ben dodici bistecche, una dopo l’altra. La sua vita traboccava di tartufi, olive, fois gras, burro, carni, uova, stufati, zamponi e rognoni.
Non aveva solo un grande appetito, ma era anche una fonte di sapienza culinaria:

“Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita e che svanisce come la schiuma d'una bottiglia di champagne. Chi la lascia fuggire senza averne goduto è un pazzo."

Chissà, forse aveva ragione. Prosit!
                                                     Alfredo Laurano 

P. S. Il vino italiano cresce all'estero, ma crollano i consumi nazionali.
Italia e Francia sono state addirittura superate dalla Cina che è diventata il maggior consumatore mondiale di vino rosso, pur non avendo produzioni di livello e una tradizione consolidata.
Per le etichette di lusso, i Cinesi si orientano verso Francia, Italia e USA, ma l’80% del vino consumato in Cina è “produzione propria”.

 

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