Pochi giorni all’inizio dei Mondiali in
Brasile. La Rai ce lo ricorda con cartelli quotidiani, esibiti da sorridenti
giovani carioca: meno 8, meno 7, meno 6…
Ma non ci dice che dietro al grande circo
del pallone, in quel Paese, che vive tra mille contraddizioni, squilibri,
povertà infinita e servizi scadenti, con conseguente violazione dei diritti
umani, c’è da tempo una rivolta popolare, repressa con brutalità dalla polizia
e dai militari.
Per organizzare l’evento, hanno “ripulito”
il Brasile con metodi barbarici, sfrattando migliaia di persone dalle proprie
abitazioni e compiendo violenze gratuite.
I lavoratori brasiliani si nutrono di
rabbia per i costi assurdi e scandalosi delle opere del mondiale più costoso
della storia. Si parla di circa dodici miliardi di dollari.
Fiumi
di denaro pubblico sono stati spesi per stadi, aeroporti,
strade e strutture - in zone spesso semi disabitate e che quindi non vedranno
in futuro nessun ritorno economico - che non sono ancora finiti e per costruire
i quali sono già morti otto operai.
Nulla è stato stanziato per la popolazione, per il sistema socio-sanitario che è al collasso, per l’istruzione e per l’emergenza abitativa. La protesta è diventata anche arte grazie ai murales che gli artisti di strada hanno dipinto in vari punti delle città.
Come
denuncia Amnesty International, per realizzare la più selvaggia speculazione
edilizia hanno cacciato fuori a calci le persone dalle loro case – spesso
intere favelas - hanno espropriato terreni, hanno massacrato di botte migliaia
di persone, molte ne hanno uccise…
Il Brasile non è solo Pelè, Samba e
Carnevale o belle chiappe di ragazze sulle spiagge bianche: quella è pubblicità,
è l’immagine turistica di un Paese ricco e invitante. C’è anche un’altra realtà,
ci sono le zone più malfamate, il narcotraffico, la delinquenza infantile e le
famose Favelas, dove abitano, in assoluta povertà, milioni di brasiliani che
non hanno niente e vivono di espedienti.
Ma anche le classi medie, la piccola
borghesia e gli studenti soffrono il peso economico dei Mondiali e si uniscono
agli scioperi e alla protesta.
Effetto Mundial! I biglietti autobus sono
aumentati cinque volte, come il pane e quasi tutta la merce che si può
comprare.
E il peggio verrà dopo, anche perché i
benefici economici dell’evento, se ci saranno, andranno nelle tasche dei soliti
ricchi.
Negli stadi, a vedere le partite, ci
andranno solo loro ed i turisti.
Perché
lo sport, il calcio….unisce!
7
giugno 2014
(Alfredo Laurano)
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