
E che, attraverso le gesta di Francesco ci parla dei grandi temi che attraversano la nostra società?
Registrato
all’Auditorium Rai di Napoli una ventina di giorni fa e in onda ieri sera su
Raiuno, “Francesco, lu santo jullare” è la versione rivista e attualizzata - alla
luce dell'arrivo di Papa Bergoglio sul soglio pontificio - di un testo teatrale in cui Dario Fo rievocava
a suo modo la vita del santo, basandosi su aspetti della biografia poco
conosciuti o censurati. “Francesco è stato massacrato dalla Chiesa” ha detto
più volte lo scrittore. “I testi riguardanti le sue azioni vennero bruciati al
rogo dopo la sua morte, e solo da qualche tempo si sta cominciando a recuperare
qualche pezzetto di verità”.
Tra realtà storica e tradizione popolare, Dario ripercorre alcuni momenti significativi della vita di Francesco, figlio della “francese”: la richiesta di approvazione della Regola al papa Innocenzo III, la predica agli uccelli, l’incontro con il lupo, la malattia agli occhi.
E lo
fa usando un linguaggio popolare assai espressivo - una specie di vernacolo
umbro-marchigiano, musicale, colorito e coinvolgente - dove i suoni dialettali e
le parole pennellano le azioni e che, a momenti, ricorda il suo magico
grammelot. Sono suoi anche i magnifici arazzi che compongono le vivaci scenografie.
Anche grande pittore!
Gioca, infatti - come ha detto lui stesso,
presentando l’opera - sulle analogie tra “l’attuale pontefice che si scaglia senza
mezze parole contro vescovi e cardinali, troppo spesso sedotti dal denaro e dal
potere, e il santo medievale che si è messo a lottare contro i politici, il potere,
la corruzione della Chiesa, dello Stato, degli uomini.
Storia, linguaggi e analisi sociopolitica si
fondono in una sola armonia, in un momento di grandissimo teatro.
Lavorando su leggende popolari e su testi canonici del Trecento, Dario Fo compone un’immagine leggera e non agiografica di san Francesco: lo spoglia dal mito e ce lo consegna come un personaggio quasi moderno, rivoluzionario, provocatorio, coerente, coraggioso e ironico. Ben lontano dai “santini” edulcorati, ad uso di fedeli e di bigotti, elaborati e manipolati con ipocrisia dalla Chiesa, nella sua antica tradizione censoria e punitiva.
Lavorando su leggende popolari e su testi canonici del Trecento, Dario Fo compone un’immagine leggera e non agiografica di san Francesco: lo spoglia dal mito e ce lo consegna come un personaggio quasi moderno, rivoluzionario, provocatorio, coerente, coraggioso e ironico. Ben lontano dai “santini” edulcorati, ad uso di fedeli e di bigotti, elaborati e manipolati con ipocrisia dalla Chiesa, nella sua antica tradizione censoria e punitiva.
Temi di ieri e di oggi in tre ore di spettacolo raffinato, prezioso, provocante, e senza intoppi o sbavature, che diverte, che commuove e che colpisce soprattutto i laici, affascinati dalle storie di eccezionale umanità che sfociano nella santità cristiana.
E’ l’apologia della satira, il trionfo dell’ironia e della commedia, la celebrazione di un genio che il mondo ci invidia.
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