martedì 17 giugno 2014

OLTRE L’ORRORE, OLTRE L’UMANO

Dolore, stupore, incredulità, ribrezzo di fronte all’efferatezza di un massacro indefinibile.

“Un papà così affettuoso… proprio in questi giorni mi ha detto che stava montando la piscina in giardino per i suoi bambini”. ”Una famiglia così unita e felice, sentivamo la bambina cantare tutto il giorno e quando un bimbo canta vuol dire che è sereno e felice.” “Quando non lavoravano, sia la mamma che il papà trascorrevano tutto il loro tempo con i bambini, li vedevamo uscire con le biciclette.”
Raccontano così i vicini di casa che conoscevano la famiglia “modello” di quella villetta della tragedia a Motta Visconti, tra Milano e Pavia.

Quante volte abbiamo sentito queste testimonianze, quante incomprensibili carneficine si ripetono nel tempo, quanta ferocia puntualmente si rinnova?
Anche in questa casa dell'orrore la consueta scena raccapricciante: sangue ovunque, il corpo della bambina nella sua cameretta, del piccolo nel letto matrimoniale e della donna, in soggiorno, martoriati. Tutti sgozzati come bestie nei macelli di una volta.
E dopo, come se nulla fosse, il papà assassino “ma così affettuoso” fa la doccia e va al pub a vedere la partita dell’Italia, con gli amici!

Ammazzare una bambina di cinque anni che dorme in culla e un piccolo di nemmeno due, con lucidità e brutalità, è qualcosa di mostruoso, di spaventoso, di agghiacciante, di disumano. E’ oltre qualsiasi categoria e ogni possibile, perversa immaginazione.

Follia? A sentire il resoconto degli inquirenti qui si tratta di un triplice omicidio molto razionale che nulla ha a che fare con la follia umana. Certo, per la nostra coscienza, è comodo ignorare tanti aspetti di difficile interpretazione e archiviare tutto come il gesto di un pazzo. E fare finta di niente, fino alla prossima barbarie.
E’ rassicurante! Ma, purtroppo non è così!

Nel leggere vari articoli e commenti, ho scoperto, con non poca meraviglia, che molti lettori – forse assuefatti a questo genere di fatti che diventano notizia di cronaca – si lasciano andare, spesso e volentieri, a criticare il titolo, il tono, la misura o l’enfasi del pezzo, fregandosene del senso e del contenuto della tragedia che si descrive e si racconta. Come se l’articolista raccontasse di politica, di moda, di cucina o di pallone.

Tutti perfetti opinionisti di virgole e parole, senza pathos, negli improvvisati forum dell’indifferenza e del cinismo. E’ sconcertante!
C'è qualcosa di terribilmente marcio in questo nostro modello di società.
O lo strano sono io che ancora mi coinvolgo e mi commuovo.

16 giugno 2014                     (Alfredo Laurano)

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