Un Bruno Vespa, "rivoltante" come non mai, ha aggredito, interrotto, criticato e prevaricato la povera Puppato, sobria ed educata, fino al martirio dialettico personale.
Ha difeso a oltranza il Condannato, sovrano d'Arcore, col viso tirato, duro, nervoso e visibilmente incazzato, schierandosi apertamente e condividendo i soliti, noiosissimi starnazzamenti della Santanchè, che, come sempre, recitava le sue blasfeme litanie, in rumore di sottofondo, per disturbare e "annacquare" le parole e i pensieri della controparte (tecnica comunicativa ormai diffusa e collaudata da tutta quella gente) e le più sottili e subdole affermazioni di Giorgio Mulè, direttore di Panorama.
Uno spettacolo indegno e disgustoso che ha mostrato un Vespa inedito, scatenato, prepotente, tagliente e velenoso, niente affatto preoccupato di mostrare erga omnes la sua evidentissima partigianeria (mi scusino i partigiani per il termine quanto mai improprio, visto lo squallido soggetto) e di apparire devoto paladino e apologeta della fede berlusconiana, nel momento dell'ormai vicino suo tramonto...."in cauda venenum"!
Sembra, infatti, proprio un segnale di resa, l'ultimo attacco prima della capitolazione del berlusconismo e delle sue scorie, esaurito e consegnato ai libri di Storia.
20 settembre 2013 (Alfredo Laurano)
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