Da quando papa Francesco, appena eletto, è
apparso al balcone di S. Pietro, con quella faccia da “santo subito” (come diceva
Gramellini), la gente comune, fedeli e non, ha percepito un certo cambiamento. Una
palingenesi attesa e forse annunciata, in un certo senso, anche dalle straordinarie
dimissioni, o storica abdicazione, di Benedetto XVI.
Un nuovo papa che appariva come un modesto
parroco di una piccola comunità, che parlava una lingua semplice, ma diretta,
efficace e comprensibile a tutti.
Il rifiuto del lusso e dei privilegi, da una parte, e l'umiltà, la schiettezza e la spontaneità, dall’altra, sono i tratti che, fin da subito e poi sempre più spesso, caratterizzano il nuovo Pontefice.
Il rifiuto del lusso e dei privilegi, da una parte, e l'umiltà, la schiettezza e la spontaneità, dall’altra, sono i tratti che, fin da subito e poi sempre più spesso, caratterizzano il nuovo Pontefice.
Con un'altra figura intellettuale, la
Chiesa avrebbe forse rischiato il tracollo: sesso, soldi, segreti, ricatti e pedofilia:
il Vaticano precipitato in un brutto romanzo di Dan Brown.
Per risollevare l’umore dei fedeli e “la
reputazione della ditta non serviva tanto un cesellatore di encicliche, quanto
un uomo di cuore..." E di grande sincerità e coraggio.
Un uomo vestito di bianco che cammina tra
la folla e mette in crisi la scorta e gli apparati di sicurezza.
Che augura “buon pranzo” e “buona sera” a tutti.
Che augura “buon pranzo” e “buona sera” a tutti.
Che esce per la prima volta da S. Pietro
per andare a Lampedusa dai migranti.
Che afferma, con genuino candore e con
inaudita chiarezza, che la guerra è fatta per vendere e smaltire le armi, che
il denaro è la radice di tutti i mali e che: ”chi sono io per giudicare un
omosessuale?”
Sono temi, diciamo piuttosto inconsueti, se non rivoluzionari,
per un papa alla “Che Guevara”, come dice Crozza…
Temi
che, da laico e comune cittadino, ho sempre contestato al Potere, denunciato e
condiviso con chi la pensa come me.
Temi che, da oggi, con mia imprevedibile
soddisfazione e sorpresa, anche Francesco riafferma, condanna e condivide, con
ben altro peso, consistenza e autorevole prestigio.
Forse
perché, come scrivevo al momento della sua elezione a marzo, “è argentino come
Maradona e Che Guevara, si chiama Francesco come Totti e mamma mia, sembra
umile e modesto e perciò promette bene.”
Benvenuto
nella rivoluzione!
25
settembre 2013
(Alfredo Laurano)
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