Più o meno tutti, siamo stati come questi bambini in fila, per spedire la letterina dei sogni e dei bisogni a Babbo Natale.
Vi ricordate quand’è stata l’ultima letterina di Natale che
avete scritto? Avevate forse otto o nove anni.
Scrivere la propria letterina era importantissimo. Ti dava l’opportunità di riflettere su quello che volevi davvero in quel momento: bastava promettere di essere bravi, studiosi ed obbedienti.
E tutto sembrava magico e possibile. Anche quando, in tempi
di miseria, un semplice frutto, un dolce, un giocattolino rimediato o un
sacchetto di caramelle facevano la differenza. Facevano Natale.
Bastavano poche righe per esprimere un desiderio, che si
sarebbe realizzato.
E poi? Poi abbiamo smesso di desiderare e di sognare.
Arrivò, purtroppo, il momento triste della delusione, della
presa di coscienza e confessammo ai nostri genitori che l'omone rosso con la
barba bianca non esisteva, era un imbroglio multinazionale, per ricattarci e
farci stare buoni. Insomma, un ricattatore.
Quella romantica, festosa emozione di trasformò in
malinconia e tutti smettemmo di essere bambini.
Comunque, ancor oggi, Babbo Natale - e la sua amica Befana
- vive nel mito e nell'immaginario collettivo e viene solo se ci credi. E non
solo a livello commerciale e speculativo.
Promette e porta gratis la speranza. In particolare, quella
di cancellare il Covid.
Basta abbandonarsi alle piccole, sane, ma imprescindibili illusioni, che ci aiutano a vivere, oltre l'amara, drammatica realtà. 24 dicembre 2020 (Alfredo Laurano)
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