Nella corsa al Campidoglio, c'è anche Vittorio Sgarbi. Una disgrazia inevitabile per i cittadini romani, se, non sia mai, dovesse vincere.
Lui, ancora lui, sempre lui. Il buffone isterico, che già si esibisce in Parlamento, che aggredisce e insulta tutto e tutti nei talk, sul web e in TV.
Lui, sempre lui, la mancata soubrette d’avanspettacolo, il pastore d’arte, odiato dalle sue stesse sfortunate capre.
Lui, sempre lui, il giullare pazzo che si propone al pubblico in tutte le sue più disgustose versioni: nudo sulla tazza del cesso (luogo ad esso più congeniale), mentre guida l’auto, mentre pontifica da un trono in una villa antica, mentre predica su Retequattro (tutti i giorni) o delira facendosi cacciare dalle braccia dei commessi a Montecitorio.
Lui, sempre lui, il giullare arrogante e presuntuoso che non ha più freni, né limiti, né vergogna, che si ritiene onnisciente e onnipotente.
"Mi candido per ricostruire Roma", dice. E si, pure ingegnere o muratore! Ci mancava.
Lo storico e critico d'arte (è il suo secondo lavoro di recupero, ça va sans dire), attualmente deputato e sindaco di Sutri e, precedentemente di altri Comuni, (già socialista, comunista, democristiano, missino, liberale, radicale pannelliano, berlusconiano e liberal) correrà con il simbolo di "Rinascimento", il movimento da lui fondato nel 2017 e da allora presente in numerose tornate elettorali.
Dopo tante ipotesi - l’ultima che circolava era quella del conduttore populista e finto incazzato Massimo Giletti, il prosaico Che Guevara dei poveri di spirito e fantasia - la Destra romana un nome in campo l’ha quindi trovato: una candidatura forte, forse anche troppo per Lega, Fratelli d'Italia e soprattutto Forza Italia, visto che Sgarbi è già appoggiato da associazioni, comitati e movimenti vari.
Come tutti sanno, il possibile candidato ha da mesi ingaggiato una lotta negazionista alle mascherine, arrivando a vietarne l'uso nella cittadina che attualmente amministra. Passa i suoi giorni a criticare duramente il governo Conte, per le decisioni sull'uso dei dispositivi di sicurezza, registrando continui video-proclami alla nazione.
Uno così, con la fascia tricolore, sarebbe una disgrazia, una iattura da scongiurare col malocchio e ogni rito apotropaico. Si permette di dire: “è arrivato il momento di puntare sulla Capitale. La sindacatura di Virginia Raggi passerà alla storia come la più grave calamità naturale dopo il grande incendio di Roma del 64 dopo Cristo, ai tempi dell'imperatore Nerone”.
Pensa se dovesse vincere lui, il gradasso megalomane!
A imperituro simbolo del suo regno e per la gloria eterna, si farebbe costruire, una gigantesca statua accanto al Colosseo, dove un tempo era proprio il bronzeo Colosso di Nerone, assai simile a quello di Rodi.
Ma questa è fantascienza della Storia.
14 ottobre 2020 (Alfredo Laurano)
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