Diego Fusaro - il "filosofetto" parolaio e perbenino da salotto, che blatera di turbo mondialismo, turbo globalismo e turbo-capitalismo, che si propone come esegeta di Platone ed Hegel per essere invitato in ogni talk, è l'intellettuale prodige di cui non avevamo bisogno.
Onnipresente su blog, radio e tv è l’emblema della crisi di una certa "cultura" italiana. D’altro canto, qualcuno ha giustamente detto, ogni epoca ha gli intellettuali che si merita.
Belloccio, pacatino, perbenino, garbatino, educatino, col duo ditino alzato a chiedere pazientemente la parola.
Marxista, sovranista, riduzionista, questo bambolotto ricciolino da sofà ama solo parlarsi addosso come un disco rotto, compiacersi del suo stile oratorio - che usa come il “latinorum” dei preti - nuotare sempre e comunque contro corrente e distinguersi per essere ricordato, almeno dalla sua famiglia: Deve ancor decidere da che parte stare e cosa voglia fare da grande.
“Non ho potuto partecipare, ma ho dato il mio pieno appoggio alla Marcia della Liberazione, una manifestazione socialista e democratica, per un ritorno a una piena sovranità. L’emergenza è un preciso metodo di governo - come sa bene chi conosce Foucault - che crea una razionalità politica centrata sull’autoritarismo e una sorta di sospensione di libertà e diritti giustificata da quella presunta emergenza. Molte cose non tornano... Ogni regime del '900 ha posto in essere il divieto di assembramento. Oggi abbiamo in essere un regime terapeutico che sta dando una sterzata autoritaria
Stiamo vivendo una ristrutturazione autoritaria dei rapporti di forza su scala planetaria.
Ma noi possiamo davvero mettere in congedo la democrazia e la libertà per un virus? Siamo davvero certi che una pandemia valga a mettere in discussione la libertà e la democrazia? Io penso di no”.
Sic loquitur il bambolotto da salotto.
“Il ragazzo si farà” ha replicato ironicamente il viceministro Sileri, che si è beccato del cafone da Fusaro: "Classica frase da cafone che usano gli anziani...".
La risposta di Sileri: "Questa mascherina ti salva la vita, fossi in te leggerei qualche libro di medicina..."
“Può darmi anche del lei”, replica il presuntuoso bambolino.
“Stiamo uscendo da un ambito democratico, verso una sorta di fascismo: l’esercito per strada è qualcosa che esula da una normale democrazia e da marzo stiamo andando avanti a dpcm”.
A Cecchi Paone che gli dice che il fascismo non c’entra un piffero e di studiare la storia, risponde “lei è burbanzoso, non mi lascia parlare”.
Non so quanti conoscano il pensiero di Foucault sul governo dell’emergenza, ma, come riporta Wired, al turbo filosofo piace vincere facile mescolando un po’ di tutto, nella sua analisi della contemporaneità: è come una bella coppa (intendendo il salume) con qualche pezzo di grasso di marxismo, fasciogramscismo e neohegelismo virtuali, parecchi etti di turbonazionalismo lepenista, complottismi e dietrologismi come se piovesse, echi diversi e contraddittori fra populismi e leghismi di vario genere, impietoso neocatecumenismo.
In conclusione quella di Diego-turbo- Fusaro è una figura modesta elevata a sopraffino interprete della contemporaneità. Idolatrato come una marionetta mediatica.
A suo modo, è la plastica rappresentazione della crisi culturale contemporanea, specialmente in Italia: dove si creano dei vuoti che tendono a riempirsi e si riempiono con quel che c’è.
Adesso c’è Fusaro, quello del pensiero confuso e per forza alternativo, e tocca tenerselo, condannati a rintuzzarne ogni incomprensibile sparata, domandandosi se egli stesso capisce quel che dice o ascolta affascinato il suono delle sue indecifrabili, forbitissime parole.
O a ignorarlo beatamente.
12 ottobre 2020 (Alfredo Laurano)
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