Dopo
averci fatto conoscere, tre mesi fa, nel suo domenicale spazzatura live, il
“Ken umano” - tale Rodrigo Alves, trentatreenne umanoide inglese, completamente
rifatto dalla testa ai piedi, che si è sottoposto a 58 interventi chirurgici
(addominoplastica, rinoplastica, lifting facciale, protesi liposuzioni in ogni
parte del corpo, dalle mandibole alle gambe), e Pixee Fox, la corrispettiva
demente al femminile, che si è fatta togliere qualche chilo di costole superflue
per avere un vitino di 35 centimetri e somigliare alla bambola Barbie,
stavolta, donna Carmela (Barbara) D’Urso ha deciso di esibire, oltre a se
stessa, sempre vestita da adolescente, altri robot dalle sembianze quasi umane.
Come
disgustoso antipasto, però, anche per somministrare la dovuta dose di suspense,
la mistress del trash televisivo ha deliziato il suo pubblico, la sua “ggente”,
i suoi umiliati schiavi - votati per consapevole mortificazione alla sua
perversa adorazione - con altri personaggetti di più scarso mediatico rilievo.
Su
un piatto altrettanto squallido e indecente, tra galletti, galline e
cornacchie, in veste di improbabili
opinionisti da macelleria culturale, ha servito in bellavista un roco e
patetico Raffaello (Tonon), altro liposcolpito ad addome e fianchi (quattro
interventi di chirurgia plastica, uno dei quali in diretta TV), riesumato dagli
sgabuzzini dove si fanno scorte dei materassi che il medesimo pubblicizza, e un
altro carneade di nome Emanuele (chi era costui?), magnificato quale illustre
figlio, altrettanto plasticamente trattato, della stramatura e giunonica Serena
Grandi, decadente sogno erotico italiano degli anni ottanta.
Poi,
introdotti, come d’uso, da orripilanti video, comicamente drammatici e
incalzanti nel montaggio e nei crescendo musicali alla “Carmina Burana” di Orff
o all’Uccello di Fuoco di Stravinsky, sono comparsi i due veri super ospiti del
luminosissimo firmamento.
Prima,
si è concretizzato il bambolo nostrano, il Ken alla civitavecchiese che si
chiama Angelo Sanzio, ha 28 anni e le labbra canottate, più grosse e gonfie di
quelle della Parietti.
Maschio,
femmina, gay, trans?
Non
si sa, non si capisce: può essere un po’ di tutto o un po’ di più.
Si
è sottoposto a diversi interventi chirurgici "per inseguire la
perfezione": si è rifatto gli zigomi, il naso, la bocca e un trapianto ai
capelli ed il suo prossimo appuntamento col bisturi sarà per rassodare le
chiappe un po’ consunte o fatiscenti.
Vive
e vegeta tra scrub, peeling ed esfoliazione dell'epidermide, per ottenere una
“pelle da bambola”, burro di cacao lievemente urticante per gonfiarsi il muso e
massaggi due o tre volte a settimane.
Una
vera e propria ossessione per assomigliare al suo beniamino britannico
suddetto, che ha speso oltre 500 mila sterline per diventare il pupazzetto,
marito di Barbie.
Ma
lavora, si guadagna il pane, butta il sangue in qualche modo, oltre a quello
sul tavolo operatorio?
Forse
lo mantiene la sfortunata e rassegnata madre che, come afferma l’effeminato
prototipo porcellanizzato - sedicente inventore di profumi - “non mi ha mai fatto mancare nulla, ma, per
una persona esteta e sensibile come me, i dolori del cuore non sono mancati”.
In
questa sibillina confessione, prendiamone atto, sta tutta l’origine della sua,
diciamo, stravaganza.
Nella
bottega delle ciance perdute e dei neuroni appassiti è quindi apparsa “Tanta
roba”, una montagna incantata di raccapriccianti forme, innaturali e finte, che
ha sconvolto pubblico e maestranze.
Come
una boa galleggiante, extra, extra large, Allegra Cole, americana di Salt Lake
City di 48 anni, mamma di otto figli, ex insegnante di pianoforte, si è fatta
edificare un seno davvero gigante, “da paura”: 10°misura, 137 centimetri di
circonferenza, 11 chilogrammi di peso, tre operazioni e 75mila sterline spese
per l’investimento plastico.
A
motivarla, l’insopportabile fastidio per il marito che si voltava per strada a
guardare le generose scollatura di altre donne.
“Ma non è silicone -
spiega, al colto e all’inclita, la Allegra (beata lei) super maggiorata - ma soluzione fisiologica iniettata,
periodicamente, all’interno del mio seno, da una sorta di espansore messo in
sede pettorale, sotto muscolare, con una piccola valvola a farfalla”.
Praticamente, la gonfiano con la pompa, come un canotto o una camera d’aria.
Tutto
questo per amore del più giovane coniuge, per il quale si è rifatto pure lo
spropositato culo (evidentemente, nelle altre, scandagliava pure quello), in
sintonia bilanciata con la smisurata balconata. Anche se le resta assai
difficile mangiare e non può allacciarsi le scarpe o raccogliere un oggetto.
Il
trionfo dell’abbondanza, dell’opulenza che, in questi casi, fa tanta carestia.
Altre
vite inutili e sprecate che, nell’equilibrato patrimonio naturale, non svolgono
alcuna funzione, se non quella di sottrarre spazio, risorse e ossigeno agli
altri esseri viventi, e che offendono tutti quelli che il male lo patiscono
davvero nella sofferenza e lo combattono, per motivi ben più seri, sugli stessi
tavoli operatori.
Fenomeni
da baraccone da compatire, miserabili modelli culturali, fondati
sull’imbecillità e scolpiti nella vacuità, che la discarica mefitica e
mediatica diffonde ogni giorno, come ignobili esempi di stranezza, bizzarria ed
eccentricità.
Roba
da criminali seriali della società e dell’educazione.Vacciniamoci.
(Alfredo Laurano)
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