Un
mese fa Arturo, ieri riaffacciatosi a scuola, accompagnato dalla combattiva
madre, dopo aver rischiato di non tornarci più per una trentina di coltellate.
Poi,
due ragazzi aggrediti a Chiaia a inizio anno; quindi è stata la volta di
Gaetano, pestato a Chiaiano, sabato scorso, davanti alla stazione della metro:
in ospedale gli hanno asportato la milza.
La
stessa sera, nella villa comunale di Pomigliano d’Arco, dieci micro-delinquenti,
armati di catene, hanno circondato e malmenato due studenti di 14 anni per
rubargli lo smartphone. E per finire, ma forse solo per ora, l'ultimo episodio
ai danni di un altro minorenne, pestato e insultato davanti alla Metro Policlinico:
gli hanno spaccato il naso.
Tutti
vittime del branco, in una città avvilita da un'escalation di violenza che ha
un'unica matrice, quella delle brutali baby gang alla ribalta.
Violenze
gratuite, immotivate, quasi sempre fini a se stesse.
Le
dimensioni del fenomeno stanno diventando preoccupanti.
Ogni
giorno un’aggressione a Napoli, come in un nuovo Bronx, evoluzione degenerativa
di Scampia, molto più che in altre città d’Italia, forse perché le famiglie di
questi teppisti criminali sono spesso legate alla malavita.
Prima
o poi, ci scapperà il morto e tutti, istituzioni e benpensanti, piangeranno e
si strapperanno le vesti e il pudore. Per il momento, poco si fa e molto se ne
parla sui giornali e alla TV, ma, più se ne racconta, più si creano miti,
seguaci e spietati imitatori.
Come
è possibile che delle bande di ragazzini guasti riescano a terrorizzare e
tenere in scacco una città di un milione di abitanti, a imperversare in ogni
luogo, a minacciare, massacrare e accoltellare tanti coetanei che non hanno
fatto nulla, che passeggiano per i fatti loro?
Come
è possibile che Vigili, Polizia e Carabinieri non riescano a prevenire e a mantenere
l'ordine di fronte a selvaggi sbarbatelli, che si credono dei mini boss di
quartiere?
Tanto
marciume dev’essere cancellato.
Bisogna
far intervenire l'esercito e introdurre il coprifuoco, come si fa in stato di
emergenza? Dare ulteriori poteri ai militari in tutta Napoli, di setacciare la
città, andare strada per strada, casa per casa, perquisire cantine e magazzini
abusivi, fino a quando il ferino istinto di queste minibestie metropolitane non
si plachi e non si arrenda allo Stato, nel trionfo nella vagheggiata legalità?
Atteso
e compreso che i rischi ed i pericoli peggiori non vengono dagli stranieri, come
molti vogliono far credere, per biechi motivi strumentali e di consenso, ma
dalla feroce violenza nostrana - "prodotto tipico" di una certa Italia,
peraltro esportato con successo in tutto il mondo - questa cosiddetta delinquenza
minorile deve ormai avere una priorità nell'investigazione. Ma non basta la
repressione, serve la reazione di tutta la collettività, nella direzione del
Diritto, come invoca giustamente la madre di Arturo: la condanna, anche
popolare, pesante o leggera che sia, deve essere esemplare. E il deterrente non
è la pena, ma la sua certezza!
In
questa Napoli squalificata e surreale, è forse tutta colpa di Gomorra, la cui finzione
cinematografica ha reso "eroi" dei criminali che, nella narrazione
filmica suscitano ammirazione, emulazione, comprensione e anche compassione? Tanti
giovani si vestono, si pettinano e si apparecchiano come certi personaggi leggendari,
alla moda simil-gomorresca.
Napoli è espressione di storia, cultura, arte e natura. E’ sinonimo di musica, teatro e buona cucina. Napoli è la fantasia al potere, conosciuta e amata in tutto il mondo con le sue bellezze, stravaganze e contraddizioni che la rendono unica.
Napoli è la città del sole e del mare, non può e non deve essere solo quella della Camorra e dei suoi sporchi derivati.
17 gennaio 2018 (Alfredo Laurano)
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