"Tutti i grandi della storia sono
andati in galera, non solo Berlusconi: anche De Gasperi, Mazzini, Mandela ...c'è sempre stato un magistrato a sbarrare il corso della Storia".
Di chi sono queste acutissime, intelligenti
parole? Queste profonde riflessioni da fine intellettuale da discount?
Si, avete indovinato: sono
dell'ineguagliabile Santanchè che, ormai, straparla, squittisce e starnazza, a
tutto campo e in ogni dove.
Recita le sue stravaganti litanie, con voce
melodiosa come il suono del gessetto che stride alla lavagna - che induce
brividi e pelle d’oca fra gli astanti - e non si rende conto delle bestiali
farneticazioni che la sua mente ossessionata produce in abbondanza.
Sono
trovate argute e sbarazzine, o, meglio, intuizioni da terrorista del logico
pensiero, spassose come un fumetto di Pippo e Paperino, forse incalzate dalle
sparate velenose che il suo degno compagno vomita ogni giorno dal “Giornale”.
Di contro, c’è l’intenso e sferzante
discorso che la sanguigna Taverna a Cinque Stelle ha lanciato al Senato l’altro
giorno, restituendo un senso vero al concetto di opposizione. Tanta passione,
rigore e crudo realismo in quelle parole, urlate senza sconti e ambiguità, con
la consapevolezza di chi ricorda fatti e misfatti, consumati, senza un filo di
vergogna, in un ventennio di frottole e fandonie e li racconta e li condanna
nella loro inconfutabile evidenza.
Era dai tempi di Bertinotti o di Di Pietro
che non si sentiva un’invettiva dura come questa, un’accusa chiara, pungente e
martellante che inchioda il decaduto senatore al peso delle colpe e delle
responsabilità.
Tra fragorosi ragli, idiozie e sbadigli di sconcia indifferenza.
29 novembre 2013
AlfredoLaurano
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