E scripta manent. Non si sa mai, meglio
mettere nero su bianco.
Il gaudente assessore alla cultura della
Regione Abruzzo, targato PDL, indagato e
agli arresti per tangenti, ha fatto firmare un contratto alla sua bella
segretaria che prevedeva almeno quattro prestazioni sessuali mensili a suo
favore, oltre alle normali attività d’ufficio. Un passaggio obbligato per
ottenere l’incarico e un adeguato compenso.
Al di là del pur naturale stupore, non si
può non avvertire, in questa inusitata vicenda, la sovrapposizione alla
aberrante teoria del “pago, quindi esigo”, che rimanda a nuove forme di
schiavitù e di sottomissione e che trae origine da una certa filosofia da “bunga-bunga”,
spalmata di edonismo esistenziale, in salsa capricciosa e un po’ piccante di vetusto
padronismo.
E’ una logica ormai entrata,
prepotentemente, nella mentalità popolare come legittima categoria di
ragionamento e di pensiero, secondo cui tutto si può comprare - libidine
compresa – col fascino del potere e col denaro. Non solo nei bordelli o fra le
professioniste del piacere.
Che differenza c’è tra il crapulone
pescarese che pretende sesso a norma di contratto e quell’indiano che a Cagliari, pochi giorni
fa, ha riempito la moglie di mazzate perché “io faccio quello che
voglio, ne ho tutti i diritti, me la sono comprata, è mia”.
O con l’avvocatessa di Pesaro sfregiata con
l’acido dall’ex fidanzato che ne vantava l’esclusiva. O con tutte quelle donne che subiscono ogni
forma di violenza e di ricatto da parte di amanti, congiunti, conoscenti e
farabutti vari?
Sono
tutte vittime di questa cultura mercantile del possesso, dell’abuso e del
ricatto, ancora oggi così estesa e
dilagante nella bella e civile società del finto perbenismo. Nonostante il femminismo,
la liberazione della donna, le lotte, l’emancipazione.
La
maggior parte delle donne, oggetto di queste attenzioni, desistono dal raccontare
le botte, le prevaricazioni, le torture quotidiane soprattutto per paura di
peggiorare la propria situazione o per non privarsi di quel minimo vitale che
garantisca loro un lavoro, un ruolo, una possibile esistenza. E non denunciano
i loro aguzzini, se non, a volte, quando è troppo tardi.
Quella dell’assessore non è una proposta
indecente. Non è un accordo di lavoro che prevede speciali straordinari
obbligatori, prestati in natura da persona consenziente.
E’
solo uno stupro della dignità, della coscienza e del diritto ad essere persona.
19 dicembre 2013
AlfredoLaurano
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