Josè Mujica, detto “Pepe”, 78 anni, è presidente
dell’Uruguay dal 2010.
Ex guerrigliero tupamaro, è diventato molto famoso quando, grazie al suo
stile unico e modesto, i giornali internazionali lo hanno definito "il migliore e più
povero presidente del mondo".
Appena eletto, Mujica, anticonsumista e
anticonformista votato all'austerità, ha rifiutato la residenza presidenziale e
vive insieme alla moglie Lucia, senatrice, in una "chacra" (una
piccola fattoria) alla periferia di Montevideo, dove si dedica all'orto e alla
coltivazione di fiori.
Non usa Twitter, non ha email e neppure un conto in banca. Possiede soltanto due vecchi maggiolini Volkswagen del 1987 e tre trattori.
Vive con il 10% del suo stipendio da
presidente, circa mille euro dei diecimila che riceve.Il 90% lo versa ad associazioni di
promozione sociale.
Ciclista professionista da giovane, Mujica
ha trascorso tredici anni (1972-85) in carcere, durante la dittatura militare. Fu
uno dei famosi "nove ostaggi" che sarebbero stati fucilati per rappresaglia se i
Tupamaros, ancora in libertà, avessero commesso attentati.
Dopo le leggi sui diritti civili -
legalizzazione dell'aborto e matrimoni gay - vuol provare ora a legalizzare le droghe leggere per fermare i
narcos.
"Una rivoluzione - ha detto all’ONU –
che si propone di strappare il mercato ai trafficanti" del vicino Paraguay
(oggi maggior produttore ed esportatore dell’America Latina), rendendo legale
l'acquisto di modiche quantità di marijuana, la cui produzione che sarà
affidata sia allo Stato che a cooperative di consumatori.
Il prezzo di questa "Cannabis di
Stato"oscillerà intorno ad un dollaro al grammo.
Un progetto non facile che ha già sollevato
l’ostilità della Chiesa e dell’opposizione.
Pepe, come spesso accade in Sudamerica, è
oggi amatissimo dai ceti più poveri e odiatissimo dall'oligarchia. Ma non smette
di dare l'esempio.
Qualche
giorno fa, dopo un concerto a Montevideo, gli Aerosmith gli hanno regalato una chitarra elettrica
autografata e lui l'ha subito messa all'asta per versare i soldi raccolti al
fondo per la costruzione di case popolari.
Mi coglie un dubbio, mi tormenta una
domanda che mette in forse irrefutabili certezze.
Ma allora, potere, ricchezza, profitto,
malaffari, ricatti, estorsioni, ruberie e tornaconto personale non sono
esecrabili categorie, proprie e imprescindibili della politica?
Si
può anche essere onesti, solidali ed altruisti?
Sembra un film a lieto fine, una favola buonista, l’elegia dei buoni sentimenti.
Sembra un film a lieto fine, una favola buonista, l’elegia dei buoni sentimenti.
E’
vero che siamo dall’altra parte del mondo ma, forse, siamo proprio fuori dal
mondo.
Almeno da quello che qui conosciamo e assai poco apprezziamo. Anzi, ci fa proprio schifo!
Almeno da quello che qui conosciamo e assai poco apprezziamo. Anzi, ci fa proprio schifo!
25 ottobre 2013 AlfredoLaurano
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