Ieri sera, da Fazio, l’isterico Brunetta, non
avendo argomenti e risposte plausibili,
ha tergiversato su quanti soldi lui ed il suo padrone hanno tolto dalle tasche
degli italiani per regalarli ad Alitalia (sei miliardi) e ha eluso, con falsità
e parole vaghe, le domande sulla spaccatura e i contrasti del suo fronte.
Per difendersi, ha quindi cercato di
attaccare Fazio e il suo stipendio milionario, proprio per non essere attaccato.
Così, anziché rispondere alle domande imbarazzanti del fin troppo remissivo e
inutilmente garbato conduttore, ha svolto con la solita insolenza il suo bel
compitino di mini-guastatore, invertendo i ruoli.
Ai toni impudenti da sfacciato moralista
(da quale pulpito…), il fratino Fabio è riuscito però a replicare di essere
lieto di far guadagnare la sua azienda, di pagare il 50% dei suoi guadagni allo
stato e di non avere alcuna pendenza o condanna per evasione fiscale. Al
contrario di qualcun altro….
Sui compensi milionari di artisti e
conduttori TV - assunto che, se c'è qualcuno che ruba sono gli evasori, i politici
e i super-manager, non certo chi garantisce alla televisione pubblica entrate
ben superiori alle uscite) - bisognerebbe fare un discorso a parte, complesso e
articolato, analizzando nel giusto contesto ogni tema e aspetto della questione
- spettacolo, moda, sport, pubblicità - ed esaminando le dinamiche che
investono un mercato folle e degenerato, dominato da leggi, storture e anomalie, che tutti condanniamo e deprechiamo moralmente.
E
ragionando, anche, sulle aberrazioni del più sfrenato liberismo che si
definisce e si esalta appunto nelle regole di quel libero mercato e della più selvaggia
competizione, che paga e premia in base alla ricchezza che produci in quel
settore, prescindendo da qualsiasi altro valore e da ogni forma di giustizia
sociale.
Quello di Brunetta è il solito spot qualunquista e
strumentale sparato dalla destra, con cui si vuol minare la credibilità di
personaggi molto popolari e scomodi per la propria fazione: i vari Crozza, Benigni, Celentano, Littizzetto, Guzzanti…
Non c'è da sorprendersi.
Quelli
come lui, e i tanti altri del suo partito, sono mandati in TV, non per spiegare
o sostenere un’idea, una tesi, un punto di vista, ma con il preciso scopo,
qualunque sia l'argomento in discussione, di aggredire, interrompere, non
lasciar parlare, insultare, alludere, confondere, mistificare. E’ una tecnica ormai
consolidata che fa parte del miglior repertorio berlusconiano.
Il
piccolo impertinente, poi, aggiunge il suo rabbioso livore personale che lo
corrode costantemente e che lo rende rancoroso e isterico nel rapporto con gli
altri, a causa, forse, di una profonda insoddisfazione verso se stesso e la sua
vita.
13 ottobre 2013 (Alfredo
Laurano)
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