E non sembra sentire nemmeno l’ipotesi di una soluzione alla “siciliana” (appoggio su specifiche leggi e programmi a un governo Bersani), come già accade in quella regione e come suggerisce anche Dario Fo.
E' commovente lo spessore
culturale di molti suoi fans che pensano di fare politica con i cori, i vaffa e
motti da stadio o con accese dispute da bar e sul web. Tutto ben condito con la
presunzione e l’arroganza di chi ha
ragione e basta.
Che recitano, ripetuti alla noia
come un mantra, i soliti quattro slogan imparati a memoria (…apriamo come
scatolette…tutti a casa...) a chiunque voglia solo tentare e argomentare un
ragionamento.
Che non rispettano nessuno…“tanto
so’ tutti uguali”.
Che, con i paraocchi del fanatismo
distruttivo, non sanno distinguere chi
guarda con attenzione al movimento, da chi lo disprezza e lo condanna senza appello.
Che non sanno, non vogliono e non devono dialogare civilmente con gli altri perché così ha deciso e imposto il messia-predicatore.
Che non sanno, non vogliono e non devono dialogare civilmente con gli altri perché così ha deciso e imposto il messia-predicatore.
Che idolatrano il loro nuovo
profeta che non conosce il futuro, ma sa distruggere il presente, senza suggerire pragmatiche soluzioni.
Come pensano di cambiare e salvare
l’Italia se non conoscono nemmeno i preliminari della democrazia? Con l’odio,
la rabbia, l’insulto? O continuando a protestare al vento da invasati?
Prima o poi, dovranno pur provare a
fare! Ora sono in Parlamento!
Incoraggiamo l’inciucio e laviamoci
le mani. Lasciamo che si ammazzino fra loro. Poi, rifacciamo le elezioni e
raddoppiamo le stelle in questo decadente paradiso?
È questo che vuole il
moralizzatore?
E’ questa la strategia per arrivare
alla maggioranza?
Questo paese ha bisogno di essere
governato, subito: ha il debito pubblico alle stelle, tre milioni di
disoccupati e un esercito di nuovi poveri che mangiano alla Caritas. Imprese
cancellate, tasse da usurai, pensionati al minimo e alla fame e giovani senza
futuro.
Ma se la classe politica e i partiti
hanno certamente tutte le colpe e la totale responsabilità dello sfacelo, anche
chi - per proprio tornaconto - sceglie il cinismo, l’indifferenza, il calcolo e l’ostruzionismo, pur avendo la
possibilità di cominciare a muovere qualcosa, diventa altrettanto complice e colpevole.
Ammette e palesa l’incapacità di rinnovare, di riformare e di assumere impegni
con serietà e coraggio. Sconfessa la volontà di agire, rinnega la coerenza che
fino ad oggi aveva vantato e riaffermato nelle piazze e perde di credibilità. Quella che più di otto milioni
di persone gli hanno espresso con fiducia nelle urne.
E ciò vorrebbe dire che quel
movimento non ha e non aveva a cuore le sorti del paese e degli italiani, ma
alimentava solo un forte vento populista che soffiava sul dissenso e
distruggeva tutto, anche il buono e le speranze. Come un uragano, appunto: lo tsunami a
cinque stelle!
Forse dobbiamo cominciare a preoccuparci o a chiamare l’esorcista.
3 marzo 2013
AlfredoLaurano
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