Hugo Chávez è la spiegazione del perché, in tutta l’America Latina, la parola socialismo ha ancora un profondo significato, mentre in Europa lo ha perduto quasi del tutto.
Questa
spiegazione è, prima di tutto, nei numeri. Nei circa 20 anni in cui Chávez fu
al potere in Venezuela, con alterne vicende, quel paese si portò al primo posto
del continente nella riduzione della povertà; la mortalità infantile fu
dimezzata; la rivoluzione educativa fece del Venezuela uno dei paesi più alfabetizzati
del Sud America. Un paese che ha meno disoccupazione di tutti gli altri; che ha
un’assistenza sanitaria senza confronti (con l’aiuto di Cuba).
Avversari,
americani e certa stampa lo chiamavano
Dittatore socialista. Strano dittatore è colui che vince, con larghissimo
margine, tutte le elezioni cui partecipa. Strano dittatore colui che,
rovesciato da un colpo di stato benedetto da Washington, nel 2002, viene
riportato al comando da una sollevazione di popolo. Chávez fu socialista perché
amava il suo popolo.
Ovvio che, adesso che non c’è più, s’intensificheranno le
manovre per cancellare il suo lascito politico. La capacità di corruzione e di
violenza dell’Impero occidentale è immensa e resistervi non sarà facile. Le riserve
petrolifere del Venezuela, che si dice siano le più grandi del pianeta, sono un
obiettivo cruciale. Washington vuole fare del Venezuela l’Arabia Saudita che si
affaccia sui Caraibi.
Il Venezuela di Chávez ha ora dunque molti amici in America Latina e molti nemici fuori. Si vedrà da che parte penderà la bilancia. Noi, qui in Europa, possiamo fare poco per aiutare quei popoli. Ma possiamo imparare da loro molte cose.(G. Chiesa)
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