“Donald Trump ha tentato di sovvertire la decisione degli elettori usando una folla violenta". È l'accusa di Joe Biden, ormai ufficialmente nuovo presidente.
Il giorno dopo l'assalto al Congresso, in una capitale ferita a morte (4 decessi), traumatizzata, blindata da coprifuoco e legislazione d'emergenza, finalmente presidiata da 5.000 rinforzi della Guardia Nazionale (durante l’assalto la polizia schierata era scarsa e, stranamente, fin troppo titubante e tollerante), il tema dominante diventa: come cacciare Trump prima della scadenza naturale del suo mandato, il 20 gennaio. "25esimo emendamento o impeachment", tuonano concordi i massimi leader parlamentari del partito democratico.
"Insurrezione violenta contro gli Stati Uniti, istigata dal presidente". questo è il capo d'imputazione numero uno. Subito dopo viene la mancata protezione del Congresso, l'ipotesi che il presidente abbia volutamente indebolito e ritardato il dispositivo di sicurezza intorno alle sedi parlamentari.
E comunque, come dice Riccardo Luna, intanto “Levateje er vino” perché ubriaco, nel senso di “Levategli i social. Cioè cacciare il presidente uscente da Twitter, Facebook e YouTube. Per sempre: i social network non possono essere usati per attentare alla democrazia.
Nella lunga giornata dell’assalto al Campidoglio i social network hanno faticato parecchio a contenere Trump, che in un tweet affermava di “amare i patrioti” che stavano occupando il Campidoglio e, poco prima, in un altro, ripeteva che il voto per la Casa Bianca era stato un furto di democrazia; Facebook ne ha cancellati due identici. Questo non ha affatto impedito la circolazione del pensiero eversivo di Trump, anche in altri Social alternativi, che ribaltando il racconto dei fatti, definiva gli assalitori “liberatori”, “giustizieri” e “Patrioti”.
Facebook ha comunque deciso di prolungare la sospensione del suo profilo, almeno fino al giorno in cui Biden diventerà presidente, fra due settimane.
Espellere Trump da Twitter, Facebook, Instagram e YouTube non metterà la democrazia americana al riparo da altri colpi di mano, né impedirà ad un manipolo di criminali irriducibili, che rilanciano le teorie complottiste della setta di QAnon (seguaci e divulgatori della teoria cospirazionista di estrema destra, secondo cui il mondo sarebbe guidato da una rete di pedofili contro cui lotta il loro idolo, Donald Trump), di esprimere i loro deliri.
Anche perché adesso Trump è presidente uscente, sconfitto, ma proprio per questo, più pericoloso e folle.
Non dimentichiamo che conosce e ancora gestisce la valigetta dei codici nucleari.
(Alfredo Laurano)
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