Nonostante la pandemia e l’emergenza sanitaria in corso,
sono ancora una volta usciti dalle fogne.
Anche questo 25 aprile è stato oltraggiato da gruppi
neofascisti: svastiche, croci celtiche e simboli fascisti su lapidi della
Resistenza in diverse zone d’Italia.
Tanti i casi di atti vandalici ai danni di monumenti e
musei dedicati alla memoria di partigiani e alle vittime della Resistenza,
imbrattati con vernice rossa, scritte ignobili o dati alle fiamme, proprio
mentre il Paese celebrava i 75 anni dalla Liberazione dal nazi-fascismo.
Hanno deturpato e sfregiato la memoria di un popolo e di un
territorio marchiandolo con i segni del fanatismo ideologico più ottuso.
Perfino una bandiera della Rsi, issata nello stadio di Verona.
Significativo il gesto del presidente Mattarella, che ha
celebrato, in forma quasi privata, i caduti e il 25 aprile.
Nella città deserta nessuno se n’è accorto: solo nello
spazio vuoto, senza ministri e politici intorno o comuni cittadini. Lontani
anche la scorta e i corazzieri.
Come era stata anche la via crucis solitaria del papa, dal
forte valore simbolico, in piena quarantena.
A sorpresa, il presidente, con la mascherina sul viso ha
visitato l'Altare della Patria, ha salito la scalinata ed ha reso onore al
milite ignoto.
In cima, ha trovato due corazzieri, anch'essi con la
mascherina, che hanno portato una corona al sacello dell'ignoto. Un
trombettiere dei carabinieri ha suonato il silenzio.
Il suo messaggio: «Il 25 aprile ci ripropone l’esperienza
di un popolo capace di riscattarsi lasciando alle spalle le macerie morali e
materiali del regime fascista».
Anche questa è cronaca, ma soprattutto Storia.
26 aprile 2020 (Alfredo Laurano)
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