Interpretando e sfruttando il naturale sentimento di
frustrazione dei cittadini, provati da oltre quaranta giorni di segregazione
senza risultati decisivi, il governatore Attilio Fontana ha annunciato in video
la “Via lombarda alla libertà”, per il 4 maggio prossimo. Una presunta riconquista
della libertà, un piano di ripresa industriale che sembra essere un salto verso
l’ignoto.
Uno slogan che suona audace e grottesco e che mi fa
venire in mente quelli ottimistici e di incoraggiamento di fine febbraio scorso,
diffusi in video e in spot, anche sui Social, prima che si prendesse adeguatamente
atto e contezza dell’epidemia, come “Milano
non si ferma e Bergamo neppure”, “Vivete, visitate la vostra città, fate
shopping”.
Erano
i giorni degli aperitivi e degli inviti a non bloccare il commercio, quelli in
cui Confindustria premeva per non fermare le fabbriche e le produzioni,
nonostante fosse già chiaro che in quelle aree il contagio si stesse allargando
senza un freno.
“Ci abbiamo messo qualche giorno di troppo a capire all'inizio
dell'emergenza, abbiamo sbagliato anche noi, anche io", ha detto poi Gori, sindaco di Bergamo, sostenendo, come il suo omologo
Sala a Milano, quella linea che si è poi rivelata rovinosa ed esiziale: "Abbiamo pensato che si potesse tenere
insieme la prudenza, il rispetto delle regole, le distanze di sicurezza, e la
vita normale – è il mea culpa di Gori -
Ma la presunta ripartenza del 4 maggio in Lombardia
l’ha decisa la Regione o Salvini, in perpetuo equivoco con le sue
contraddizioni? E il governo è stato
avvertito, il Comitato scientifico lo sa, è d’accordo?
E’ possibile passare, con tanta inaudita leggerezza, dal
terrore del numero dei contagi e dei decessi, ancora altissimo di questi giorni
(con tasso di mortalità più alto in tutto il mondo), al “riapriamo tutto” per
rimettere in moto l’economia?
Sono garantite le misure adeguate per chi andrà a
lavorare, visto che ancora mancano milioni di mascherine, di tamponi e
introvabili reagenti; che le cure domiciliari sul territorio sono praticamente inesistenti
e che molti malati vengono lasciati morire in solitudine o dimenticati in
promiscuità nelle RSA, senza cibo, lavaggi e assistenza, fino alla dipartita (sconvolgente
il reportage di Piazza Pulita ieri sera)?
Le 4 D proposte dalla Regione - distanza tra le
persone, dispositivi di protezione (mascherine), digitalizzazione (obbligo di
smart working per le attività che lo possono prevedere) e diagnosi (test
sierologici) - dovrebbero portare la Lombardia a una “nuova normalità”, che si prevede piuttosto triste, in cui l’unica
“libertà” sarà quella di andare al lavoro, con la paura del contagio per sé e,
al rientro, per la propria famiglia.
Ma, “La
Lombardia parla con i fatti”, ha concluso Fontana, con un altro slogan a
effetto.
E si, l’abbiamo visto tutti, soprattutto un mese e
mezzo fa.
17 aprile 2020 (Alfredo Laurano)
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