Oggi riaprono librerie, cartolerie e abbigliamento per
bambini. Non nelle regioni che non l’hanno autonomamente consentito (Lombardia,
Piemonte, Emilia, Campania eTrentino) con ordinanze proprie.
Ma, visto l’ancora alto numero dei contagi quotidiani, soprattutto
nel Nord, è prudente farlo, a cosa serve?
A dare l'illusione che siamo usciti dalla fase
dell'emergenza, quando non è assolutamente vero, quando è il momento di fare
invece molta attenzione?
Bar, ristoranti, cinema e teatri sono tutte attività
impossibilitate a ripartire in questo momento e non possono certo vendere on
line i propri articoli, mentre quelli delle nuove riaperture autorizzate si
possono avere, comodamente, con spedizione a domicilio, pur permanendo seri
dubbi sulla sicurezza di chi deve effettuare le consegne e di chi lavora nei
magazzini di smistamento.
Girare tra angoli e scaffali, toccare e sfogliare libri e
poi riporli, leggere pagine e copertine, indugiando, come da sempre si fa in
libreria, può essere un comportamento sano, giusto e sicuro?
E lo stesso vale per vestitini, scarpe e tute da bambino
che bisogna scegliere, provare, intrattenendosi con commesse e negozianti.
Anche se, per gli esercizi
commerciali che riaprono, sono previste misure rigorose, ma piuttosto vaghe:
guanti, mascherine, distanziamento interpersonale, sanificazione dei locali,
ingressi controllati, gel igienizzanti vicino ai Pos.
Ma chi controllerà? E quanti coglieranno il pretesto solo
per uscire di casa, per farsi una passeggiata, sbirciando tra vetrine ed
espositori, senza alcuna intenzione di comprare?
Non sarebbe stato meglio ricominciare
da alcune attività di fabbrica, ovviamente rispettando
i protocolli di sicurezza e organizzate
sotto il controllo sindacale, che prevedono un solo percorso casa-lavoro-casa,
senza deviazioni o incontri di alcun tipo?
14 aprile 2020 (Alfredo Laurano)
14 aprile 2020 (Alfredo Laurano)
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