Non per aver rapinato la città o le casse
comunali, non per tangenti e mazzette, per corruzione o connivenza con bande
criminali che per decenni hanno infestato la città, ma per una bottiglia di
Vintage Tunina: pregiato bianco friulano, pur sempre e pur caro, semplice vino.
Per questo, alla fine e per semplificare, il tenace Ignazio è stato dimesso e
scaricato da Renzi e la sua banda PD.
Roma ha avuto sindaci impresentabili e
delinquenti, indagati per mafia o rinviati a giudizio per corruzione, ma mai
nessuna levata di scudi e una campagna di stampa, così totale e pressante, è
stata intrapresa per alcuno di questi.
Al di là delle incapacità
del personaggio e della sua dubbia simpatia, è inquietante la canea di odiatori
sul web che hanno creato pagine e siti (Levategli il vino, Forza Gnazzzio), per
colpirlo, coglionarlo, attaccarlo e mediaticamente linciarlo.
Per esempio, non si è levata altrettanta
rabbia contro Alemanno e il suo parentado. E dire che ne aveva forniti di pretesti
per scatenare l’ira popolare.
Gnazio, anche per colpa della sua
inadeguatezza nel ruolo (è un bravo chirurgo, non un amministratore), di una
certa ingenuità politica e di un toppatissimo e infantile sistema di immagine e
comunicazione, era diventato il bersaglio facile per tutti. Come il palloncino
o l’orsetto del Luna Park, cui tutti possono facilmente sparare, anche gratis.
D'altra parte, a noi italica gente di
maramaldi, piace infierire sui deboli e sui vinti...
Mai visto tanto accanimento.
Un assalto metodico e capillare, fatto di
accuse e colpi bassi: prima per aver parcheggiato la panda rossa sotto il
Campidoglio, poi per la pedonalizzazione dei Fori e del Colosseo, per l’allontanamento
di porchette e bibitari da quei luoghi storici, per la registrazione delle
coppie gay, per le proteste contro gli immigrati alla periferia di Roma, spesso
guidate da neo-fascisti e da esponenti della vecchia giunta, tra cui Alemanno. Poi,
ancora, per i troppi viaggi in America, i funerali di Casamonica con tanto di
carrozza a cavalli pennacchiati ed elicottero.
A questo gioco al linciaggio si è prestato
pure Papa Francesco che, abboccando a una domanda provocatoria di un infido cronista
(Marino non ha mai detto di essere stato invitato dal Papa, ma dal sindaco di
Filadelfia) ha risposto in maniera dura e sprezzante, quasi prendendolo in
giro.
Solo per lo scandalo di Roma Capitale, i suoi
detrattori hanno dovuto tacere, non potendolo attaccare perché del tutto
estraneo a quei fatti. Anzi, in verità quella mafia e quel costume criminale, Gnazio
lo ha sempre combattuto, fin dall’inizio del mandato: chiamò la Guardia di
Finanza per verificare i conti comunali.
Adesso, la questione degli scontrini di un
paio di cene con la moglie, in due anni e mezzo di amministrazione comunale, ha
chiuso la questione.
Dopo il lungo assedio, mediatico prima, e
fisico poi, circondato, sputtanato, deriso, insultato e sbeffeggiato, il
sindaco più odiato si è dovuto arrendere: è stato giustiziato sulla piazza del
Campidoglio dal suo partito di riferimento, perché poco renziano, dalla sua
stessa Giunta, da Salvini e Casa Pound, dalla ruspante Meloni, da Marchini il
bello e dagli onesti Cinque Stelle, pronti a conquistare il colle.
Per il PD è comunque una sconfitta in questa fiera
dell’ipocrisia. Un clamoroso autogol che pagherà molto caro.
A chi e a quanti ha dato fastidio? Quali
interessi ha contrastato? Ha impedito a qualcuno di continuare a gestire la città
in modo clientelare?
Sono mesi e mesi che Marino, da sempre mal
sopportato anche dal comitato d'affari del partito, è vittima di polemiche
pretestuose.
Con tutto il marciume che c'è a Roma, davvero
il problema, ammesso che sia vero, è la carta di credito da 20.000 euro in due anni,
qualche cena, qualche ristoratore vendicativo (vedi tavolino selvaggio) che
ricorda ogni dettaglio dopo due anni o qualche viaggio per congressi? Renzi usa
i voli di stato per andare in vacanza sulla neve.
Forse, qualche altro vecchio intrallazzatore
mafioso, con Buzzi e Carminati in carcere, e tra poco processati, aspettava
solo le sue dimissioni per riprendersi Roma.
Con il Giubileo alle porte e con i milioni di
euro che gireranno, non è difficile pensare che qualcuno, qualche lobby o
qualche potere forte lo volesse fuori dalla gestione e dagli appalti del
Comune.
Non si spiegherebbe, altrimenti, questo fuoco incrociato su fatti alla
fine futili, viste le porcherie e le nefandezze di altri politici, attaccati alle
dorate poltrone del potere pubblico.
Serve qualcuno diverso da Marino perché,
ingenuo e incapace quanto ci pare, ma al contempo incorruttibile, è un ostacolo
pericoloso per gli amici degli amici.
Sicuramente, però, dopo la cacciata dell’infedele
sorridente, impopolare e a tutti inviso, le buche di Roma si autotapperanno, il
traffico si dimezzerà, le strade non si allagheranno più, il Tevere avrà la
bandiera blu, i rom daranno bottini e refurtiva in beneficenza e la monnezza di
romani e turisti incivili svanirà d’incanto.
E anche i milioni di topi che vivono con noi
si adegueranno a tanta insperata pulizia.
9 ottobre 2015 (Alfredo Laurano)
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