Al di là del fatto che abbia amministrato bene o male, quando un politico viene attaccato a 360 gradi, da destra, da centro e da sinistra, vuol dire che ha dato fastidio a troppi, che ha smosso consolidati equilibri di potere e rimosso la fitta ragnatela di interessi e oscuri privilegi che coinvolgono buona parte della classe dirigente della città. Senza contare i nemici dichiarati per statuto di fede e di partito.
Avendo ereditato una città affogata nei debiti e ridotta a succursale di mafie, malaffare, corruzione - e, attenzione, non era ancora scoppiato lo scandalo di “Mafia capitale” -Ignazio Kunt aveva cominciato a ripulire le tante stanze sporche dei palazzi, colpendo personaggi e lobby che nessuno prima neppure osava nominare: chiude la discarica di Malagrotta concentrando l’attenzione sul business dei rifiuti; pedonalizza l’area dei Fori Imperiali e favorisce la rinascita del Colosseo, ormai diventato solo una grande rotatoria e punto di ristoro, scontrandosi con la potente lobby dei commercianti; sbaracca il gotha dell’Acea, pestando i piedi a imprenditori e finanzieri; rimette in discussione la parentopoli e il nepotismo nell’Atac, combatte l’abusivismo commerciale e contrasta il predominio della prepotente famiglia dei Tredicine, monopolisti assoluti degli ambulanti in tutto il centro storico.
Praticamente da subito, per queste ragioni, iniziò contro di lui una dura campagna mediatica, senza precedenti, da parte di padrini, potenti e grandi gruppi egemoni e finanziari della città, che, praticamente, lo avevano già dimesso, a mezzo stampa, molto prima delle vicende del vino e degli scontrini, usati oggi per fargli pagare il conto non del ristorante, ma dei grandi affari in cui aveva messo il naso.
Anche i palazzi vaticani non l’hanno mai molto amato, forse perché, non appena incoronato primo cittadino, si era già pronunciato a favore della fecondazione assistita e aveva allestito cerimonie e riconoscimenti ufficiali per le coppie gay e per il gay-Pride.
Molti, per sputtanarlo agli occhi di cattolici, di papisti, di devoti e di credenti, stanno, ancora strumentalizzando la risposta seccata del Papa alla domanda fuorviante del giornalista di Sky, che conteneva una chiara menzogna, un’affermazione che Marino non ha mai pronunciato: “Il sindaco Marino ha dichiarato che è stato invitato da lei, è vero?”
Tra poche settimane parte l’affare Giubileo che - come quello che del 1300 aveva assicurato a Bonifacio VIII una grossa speculazione con lo scandalo delle indulgenze elargite ai pellegrini che visitavano le basiliche - produrrà, ora come allora, un ricco business per molti faccendieri e intrallazzatori: un libero traffico che l’anomalo sindaco di Roma non poteva garantire o avrebbe forse ostacolato o compromesso.
L’avventura municipale del signor Kunt, un corpo estraneo, un vero marziano nella città santa di mafia capitale, si è quindi conclusa non tanto per volontà dei cittadini, che pur sbraitavano e lamentavano problemi di spazzatura, di traffico, di sicurezza nella strade, ma per una manovra dei palazzo, orchestrata dagli affaristi di quel sacco di Roma chiamato Giubileo che stanno, come dice Odifreddi, al di qua e al di là del Tevere
Ancora una volta “ho rimasto solo”, cantava Celentano qualche tempo fa, e quindi, all’incompreso, ingenuo, scomodo o destabilizzante signor Kunt non resta che tornare sulla sua chirurgica astronave a villa Borghese a fare altri tipi di trapianti.
14 ottobre 2015 (Alfredo Laurano)
...Hanno mangiato su tutto, sull'emergenza abitativa, sugli immigrati, sui servizi da dare ai cittadini. E ora mollano Marino, solo perché gli stava facendo perdere voti, e vogliono far credere che lui fosse il responsabile di tutto quanto. Miserabili! (Alessandro Di Battista)
Nessun commento:
Posta un commento