La cosa più grave è che proprio adesso,
mentre si infiamma e cresce il dibattito sulla legittima difesa, sull’uso delle
armi per protezione personale, sul senso di insicurezza costantemente alimentato
dai mezzi di informazione, un semi-cretino di marca padana si presenta in TV e
mostra una pistola.
Gianluca
Buonanno, europarlamentare verde marcio, aspirante o mancato clown da squallido
circo di periferia, aveva già esibito in Aula, in un recente passato, spigole e
manette, cappio e dito medio e aveva indossato la maschera da Merkel e gli
abiti del domatore.
Non so se tal
pagliaccio - cui paghiamo un lauto stipendio - sia più rozzo o più patetico, o
un’umoristica macchietta, o un anonimo figurante in cerca di facile visibilità.
Di certo, non fa ridere e non fa piangere, al massimo fa pena, come un
incolpevole imbecille.
E’ talmente
limitato, questo rambo da operetta, da non rendersi conto del significato di
quel gesto stupido, oltre che inutile, che entra nella case di milioni di
persone.
Di quanto
istighi alla violenza, dell’amplificazione mediatica e della percezione psicologica
che determina, di quale pericolosissimo messaggio veicoli nei confronti di una
variegata utenza, ricettiva e impreparata - giovani, bambini, donne, famiglie, persone
fragili, insicure, violente o squilibrate - anche da un punto di vista
educativo e formativo.
Un segnale quasi esplicito, e nemmeno tanto
subliminale, che invita alla vendetta, alla rivolta giustizialista e forcaiola
da Far West, come se fosse una trovata intelligente per risolvere un difficile e
complesso problema.
Come se fosse uno dei milioni di spot e messaggi pubblicitari di scarpe o merendine.
Come se fosse uno dei milioni di spot e messaggi pubblicitari di scarpe o merendine.
Il senso di
precarietà e di paura, anche per motivi di propaganda e strumentalizzazione politica,
è sempre più spesso argomento di trasmissioni, talk e rubriche giornalistiche,
dove tutti sfogano rabbia e frustrazioni, “sparano” a zero contro tutto e tutti,
gridano vendetta, invocano una pronta resa dei conti, prevedendo la prossima
tragedia.
I tempi della
società di massa e fortemente globalizzata ci impongono un confronto costante
con gli altri, anche sotto il profilo di comportamenti standard e di reazioni
telecomandate,
Vivere in
comunità, con migliaia di altri esseri umani - portatori di ideologie e
tradizioni diverse - implica grande responsabilità individuale, equilibrio e
rispetto per bilanciare ira, egoismo e sensi di colpa inconsci di ciascuno.
Solo l’uso
della ragione, non dell’istinto, ci può consentire di agire consapevolmente,
senza alimentare rabbia ed emotività o fenomeni da giustiziere padano della
notte.
Anche se,
alle tre di notte, in casa nostra, di fronte ad un’intrusione di qualcuno che
può far del male o violentare, lo Stato o la polizia non ci saranno mai.
Ma questo è un altro discorso.
27 ottobre 2015 (Alfredo Laurano)
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