Tra le notizie di oggi sui giornali:
- ennesimo naufragio di migranti al largo
delle coste maltesi, con morti e dispersi;
- papa Francesco, tra i luoghi dei caduti
della grande guerra, a Redipuglia, condanna ancora una volta la guerra “è una
follia, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più
bello: l'essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra fratelli,
il suo piano di sviluppo è la distruzione!"
- Latorre è tornato a casa per quattro mesi,
per cure mediche, dopo l’ischemia che l’aveva colpito in India;
- Matteo
Renzi in slalom tra i problemi della Puglia - le popolazioni colpite dal
nubifragio a Peschici, l’Ilva di Taranto, la Fiera del Levante di Bari - parla
di “riformite”, la malattia che non consente di fare le riforme da 20 anni, e
promette, come fa già da sei mesi, le sue, attraverso l’altra ormai nota sua
malattia dell’ “annuncite”, tra contestazioni e sit-in di protesta, ma senza
slide.
Ma ce ne sono altre tre che, forse, colpiscono il lettore e il cittadino, sempre
più smarrito e congestionato dal bombardamento mediatico, perché esprimono un
significato più intimo e profondo, al di là della cruda evidenza dell’evento.
La prima, per l’orrore e la violenza che
veicola e rinnova - cui ci stiamo peraltro abituando come pane quotidiano della
comunicazione - ma che pur lascia ancora un esile spiraglio di sdegno
umanitario e di stupore, nel cinico panorama di un mondo che ha smarrito la
pietà.
E’ l’ultimo atto di ferocia della Jihad
proclamata dallo Stato Islamico nei confronti di cittadini stranieri tenuti
prigionieri: l'Is ha decapitato in Siria il terzo ostaggio, lo scozzese David
Haines, dopo i due giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff.
Il solito rituale, la solita location nel
deserto, i soliti costumi e la tuta arancio, il solito boia armato di
coltellaccio, che mostra poi la foto del prossimo ostaggio che sarà scannato:
la spettacolarizzazione della mostruosità, la recita del terrore a fini
propagandistici.
Tutto, rigorosamente in video, come in una
fiction di successo.
La seconda, per l’assurda motivazione,
fondata su un’altra forma di delirante fanatismo religioso-medioevale, che l’ha
prodotta.
Ghoncheh Ghavami di 25 anni è in carcere da
due mesi per aver tentato di vedere la partita di pallavolo maschile
Italia-Iran del 20 giugno scorso. Ghonceh è una ragazza anglo-iraniana,
studentessa di legge a Londra e di madre inglese, condannata per essere andata
allo stadio dove era stato srotolato uno striscione per protestare contro il
divieto alle donne di assistere ai Mondiali di pallavolo a Teheran.
Era stata inizialmente rilasciata, ma
essendole stati trattenuti oggetti personali, quando è tornata per ritirarli, è
stata rinchiusa in cella, nella malfamata prigione iraniana di Evin.
Molte
le iniziative a suo favore.
La famiglia e i social hanno iniziato una campagna
per chiederne la liberazione e hanno diffuso appelli in tutto il mondo,
sostenendo che la giovane è stata tenuta in isolamento per i primi 41 giorni,
senza poter vedere un avvocato e senza accuse formali.
La terza, quasi per contrasto con le
precedenti, per l’alto valore lirico e per l’intensità poetica del fatto.
Naomi Elishuv si è sottoposta a
un'operazione al cervello. Ma lo ha fatto suonando Mozart con il suo adorato
violino.
La famosa violinista israeliana, dopo aver
interrotto la sua carriera per una malattia che le procurava tremore, ha deciso
di operarsi e lo ha fatto con l’ausilio del suo grande amore per la musica.
Non ha tenuto, certo, un concerto, ma
durante l’intervento ha eseguito alcuni brani
per verificare il momento in cui il tremore si sarebbe attenuato, consentendo
alle mani di scivolare sullo strumento. L'operazione è riuscita e Naomi presto
tornerà a suonare.
Tre
notizie assai diverse, tre fatti incredibili e distanti nelle loro particolare
drammaticità, accomunati soltanto dalla assolutà inesplicabilità della
condizione umana e della sua perenne condanna alla contraddittorietà.
14 settembre 2014 (Alfredo Laurano)
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