Ex giornalista del Manifesto, era noto per
aver fondato, nel 1986, il Gambero Rosso, nato prima come supplemento di otto
pagine del quotidiano, poi come pubblicazione indipendente. Lo ha diretto per
22 anni, fino al 2008, creando poi la tv e la Città del Gusto.
Bonilli è stato uno dei protagonisti di
quella vera e propria rivoluzione gastronomica che ha vissuto il nostro Paese,
negli ultimi trent’anni.
Se
oggi la cucina italiana tradizionale, la produzione alimentare di qualità e i
nostri grandi vini sono noti e riconosciuti in tutto il mondo e contribuiscono
a dare una bella immagine del nostro bistrattato Paese, certamente è anche per
suo merito.
Con Carlo Petrini, in quegli stessi anni,
partecipò infatti alla fondazione di Arcigola, la prima pietra del movimento
Slow Food, nato in difesa della genuinità, delle tipicità locali e regionali,
dei marchi di origine e del corretto stile alimentare.
Da lì
a poco, con Arcigola e Daniele Cernilli, avrebbe dato vita al famoso manuale
dei buongustai e, nell’autunno 1987, anche alla prima guida ai Vini d’Italia,
destinata a riscrivere le regole della critica enologica italiana, con i famosi
“Tre Bicchieri” dell’eccellenza, sotto la direzione di Cernilli.
Fu proprio in quegli anni che l’ho
conosciuto, insieme a Cernilli, quando mi stavo avvicinando molto
seriamente al mondo del vino e della
gastronomia, frequentando i corsi da sommelier. Presi anche una delle prime
tessere di Slow Food.
Erano anni in cui di cibo e vino non si
parlava molto, né sui giornali, né alla radio e in televisione. Non c’erano
scuole di cucina e le infinite pubblicazioni che oggi inondano edicole e
librerie.
Per sapere qualcosa si dovevano leggere
solo i pezzi di Veronelli o Gianni Brera, che trattavano splendidamente la
materia, ma in forma un po’ troppo elitaria.
La voglia di rendere più accessibile e
democratico il verbo della buona tavola accomunava Bonilli e Carlin Petrini e
fu alla base, appunto, della nascita del movimento e della rivoluzionaria
filosofia del “mangiare lento”.
Da
quel momento, furono protagonisti di una
serie di iniziative che avrebbero cambiato per sempre la storia dell’enogastronomia
italiana: la promozione di nuovi stimoli, di scelte più consapevoli e di un
approccio inedito e responsabile in materia di gusto e di sapori. Tutto
proposto all’attenzione e alle papille dei consumatori, nel rispetto assoluto e
categorico dell’ambiente.
Oltre che importante innovatore di un
modello culturale-alimentare ecosostenibile e un raffinato gourmet, Stefano
Bonilli è stato per molti anche un ottimo maestro.
Io l’ho avuto come docente ai corsi, come
relatore e commissario ai tre esami da sommelier. Sempre cordiale, attento, preciso
e competente. E prodigo dispensatore di preziosi consigli.
Un
vero appassionato, un amico che voglio ricordare e ringraziare ancora.
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