La povera Cecile Kyenge non ha pace.
Bersaglio costante di leghisti & soci fin dalla sua nomina (“Nessuno che stupri la Kyenge?” … un orango tango,
per Calderoli… un’imbecille, per Borghezio…il lancio di banane a Cervia e i
manichini insanguinati che Forza Nuova le ha fatto trovare a Rimini), tre
giorni fa, la ministra ha subito l’ennesima contestazione a Brescia,
organizzata da Lega, Fratelli d’Italia e fascistelli di Forza Nuova.
Da oggi, sul giornale del “paese che non
c’è o della più verde fantasia”, appare una rubrica fissa con l’elenco
dettagliato dei suoi appuntamenti pubblici, come per suggerire una specie di
pedinamento ad oltranza, per attaccarla e insultarla in ogni dove, con mappe e
navigatore satellitare, al seguito.
Alle domande della stampa che le chiedevano
di commentare questa nuova forma di intimidazione, la ministra - accusata dal
Carroccio di voler favorire la negritudine, come in Francia - ha risposto: “La
Padania chi?”
Al di
là dell’ironia che anche la Kyenge sembra aver imparato, resta il fatto che
certe forme di degenerata polemica hanno superato il limite della decenza e
della sopportabilità. Plateali minacce e manifestazioni di evidente stampo
razzista creano un costante clima di tensione e di pericolo sociale. Andrebbero
represse e perseguite penalmente.
14
gennaio 2014 (Alfredo Laurano)
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