Africa, 1936 |
Mio
caro papà, oggi sarebbe la tua festa, la festa del santo di cui, con tanto
orgoglio, portavi il nome.
Sarebbe
stato, forse, come un mese fa quando, per i tuoi 89 anni, hai salito a fatica
le scale di un pub, per offrire a tutti noi “pizza e sfizi”, che tu stesso hai
gustato, contento di stare insieme alla tua famiglia, in pace ed armonia. Come
sempre hai cercato di fare, visto che noi, la tua famiglia, siamo sempre stati
la cosa più importante, oggetto d’amore assoluto, sul quale hai costruito
un’esistenza intera, fatta di sacrifici, problemi, difficoltà, sogni e speranze
e anche, talvolta, di momenti di gioia e soddisfazione.
Ma oggi non puoi più farlo.
Roma, anni 40 |
Non so se mi sentivi, se sapevi di non esser solo in quell’istante. In
quel letto con le sbarre che ti chiudeva e incuriosiva, che volevi scavalcare e
capirne il funzionamento.
Alla fine hai rinunciato, senza forze e rassegnato. La tua casa, che
tanto hai cercato fino al giorno prima,è rimasta un sogno, solo una speranza.
Non abbiamo fatto in tempo, forse perché tu, stanco di aspettare o di
esser preso in giro, ti sei arrabbiato e ci hai fatto un dispetto! Quello più
grande, il più cattivo e imperdonabile: ci hai lasciato e punito nel dolore e
nell’angoscia. Senza alcuna possibilità di replica.
Africa, 1936 |
Ma certo, non del nostro amore che, spero, abbia alimentato gli ultimi
anni della tua vita e confortato i momenti di solitudine e di tristezza che il
tempo amplificava.
So quanto era importante per te! Ma non sapevo quanto lo fosse per noi o,
almeno, per me. Perché riempiva la mia vita, le mie giornate, dava un senso
alla funzione di “angelo custode” che tu mi attribuivi con enfasi eccessiva.
Ed ora, il vuoto. Un grosso buco dentro di me che solo i ricordi, ormai,
potranno colmare.
I tanti ricordi del tempo passato insieme, spesso in silenzio, e il
privilegio di averti avuto accanto e attento ad ogni problema. La tua innata
curiosità, la sete di sapere, di conoscere, di interessarti a tutto e a tutti,
di aiutare - nel tuo piccolo - chiunque , a prescindere.
La tua bontà, la gentilezza d’animo, la tua buona fede, la tua
disarmante ingenuità che si leggeva negli occhi di un fanciullo di quasi novantanni…
che ancora si stupiva!
Era come se il degrado di questo pazzo mondo non ti sfiorasse
affatto, non inquinasse la purezza dei tuoi sentimenti, del tuo animo pulito.
E gli altri lo sapevano. Chi ti ha conosciuto, lo ha testimoniato in
mille modi e in ogni occasione.
La stima, l’affetto, la riconoscenza di
tanti erano i sentimenti belli chi ti davano forza e serenità, anche in questi
ultimi anni, quando ansie e paure si affacciavano prepotenti.
Io ho soltanto cercato di difendere la tua fragilità, di sostenerti, di
proteggerti come tu hai sempre fatto nei miei confronti. Per una vita intera.
Non so se ci sono riuscito. Di sicuro, potevo fare di più. Tutti avremmo
potuto fare di più!
Spero che quel raggio di sole, di luce e di calore – che tanto amavi e
inseguivi – che ha baciato il muretto della tua tomba, appena alzato a chiudere
per sempre la tua vita, ti abbia portato il mio ultimo abbraccio, il mio ultimo
saluto, il mio ultimo atto d’amore.
Spero proprio che tu lo abbia sentito.
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