C’erano
tutti, l’altro giorno, in quella piazza storica di Roma: populisti, sovranisti,
qualunquisti, razzisti, nuovi fascisti del terzo millennio, sedicenti liberali
e reduci del berlusconismo, ormai consegnati, mani e piedi, alle ambizioni del
capitano, con la speranza di sopravvivere all’oblio e all’estinzione.
Nella
piazza di S. Giovanni, già della Sinistra, dei sindacati, del funerale di
Berlinguer, dei grandi eventi, c’era il peggio della Destra a trazione
leghista, per l’evento “Orgoglio italiano”.
Da
piazza della solidarietà a piazza dell’odio: ridiamo il manganello ai
poliziotti, alziamo i muri se servono, sfrattiamo il governo delle tasse e
delle manette, con Salvini che risale sul
palco, accompagnato, come già a Pontida, dal “Nessun dorma” della Turandot di
Puccini ("Vincerò"), , per ringraziare tutti i partecipanti:
"Dateci una mano a mandare a casa Raggi e Zingaretti, il duo sciagura per
Roma e il Lazio" e parlare nuovamente di Bibbiano: "Mai più bambini
rubati alle mamme e ai papà" e attaccare l'esecutivo sui migranti:
"Al governo abbiamo gente con le mani sporche di sangue" per aver
permesso "più partenze e più morti". Poi aggiunge: "Questa non è
una piazza di estremisti ma di italiani orgogliosi di esserlo. Come sempre,
insultato e cacciato Gad Lerner.
Un
centinaio di militanti di Casa Pound sono arrivati in corteo dalla propria sede
romana, accolti tra applausi e richieste di selfie. E non sono mancati,
ovviamente e come sempre, pure i riferimenti nostalgici.
In
quella piazza sfregiata, deturpata e imbrattata da slogan urlati e cartelli
forcaioli, sono spuntati saluti romani e magliette reazionarie e passatiste.
Si
sono viste sventolare impunemente persino le bandiere della Repubblica fascista
di Salò, senza che nessuno intervenisse per impedire questo scempio.
Con ben
altra sollecitudine venivano in altri momenti sequestrati dalla Digos
striscioni contro Salvini.
Mezzo
partito di Forza Italia, a cominciare da Mara Carfagna, aveva invitato
Berlusconi a non partecipare alla manifestazione, per evitare fischi, imbarazzi
e disagi per i fascisti presenti, ma Silvio, ancora assetato di potere, ha
scelto di esserci, con un drappello di militanti con tanto di bandiere, che
hanno provato ad intonare “Silvio, Silvio”, e con le sue onnipresenti badanti
Gelmini e Bernini. Sul palco, accanto a Salvini e alla borgatara Meloni, per
ricomporre sulla carta l’ex trio delle meraviglie. E sperare ancora.
Per
la cronaca locale, segnalata anche l’inadeguata presenza del sindaco di
Ladispoli che indossava una fascia tricolore con la scritta “sindaci: orgoglio
italiano”. Una fascia che esprime l’autorità di un’istituzione, che non deriva né
dalla persona che la indossa, né dalla sua appartenenza, ma dalla
rappresentanza di tutti i cittadini.
Chi
la rappresenta ha il dovere di distinguere quando agisce a titolo personale e
quando, indossando quella fascia, è primo cittadino.
Tutta
colpa dell’Orgoglio Italiano, che rischia di diventare vergogna e disonore.
(Alfredo Laurano)
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