lunedì 21 ottobre 2019

ORGOGLIO E QUALCHE PREGIUDIZIO /1889


C’erano tutti, l’altro giorno, in quella piazza storica di Roma: populisti, sovranisti, qualunquisti, razzisti, nuovi fascisti del terzo millennio, sedicenti liberali e reduci del berlusconismo, ormai consegnati, mani e piedi, alle ambizioni del capitano, con la speranza di sopravvivere all’oblio e all’estinzione.
Nella piazza di S. Giovanni, già della Sinistra, dei sindacati, del funerale di Berlinguer, dei grandi eventi, c’era il peggio della Destra a trazione leghista, per l’evento “Orgoglio italiano”.

Da piazza della solidarietà a piazza dell’odio: ridiamo il manganello ai poliziotti, alziamo i muri se servono, sfrattiamo il governo delle tasse e delle manette, con Salvini che risale sul palco, accompagnato, come già a Pontida, dal “Nessun dorma” della Turandot di Puccini ("Vincerò"), , per ringraziare tutti i partecipanti: "Dateci una mano a mandare a casa Raggi e Zingaretti, il duo sciagura per Roma e il Lazio" e parlare nuovamente di Bibbiano: "Mai più bambini rubati alle mamme e ai papà" e attaccare l'esecutivo sui migranti: "Al governo abbiamo gente con le mani sporche di sangue" per aver permesso "più partenze e più morti". Poi aggiunge: "Questa non è una piazza di estremisti ma di italiani orgogliosi di esserlo. Come sempre, insultato e cacciato Gad Lerner.
Un centinaio di militanti di Casa Pound sono arrivati in corteo dalla propria sede romana, accolti tra applausi e richieste di selfie. E non sono mancati, ovviamente e come sempre, pure i riferimenti nostalgici.
In quella piazza sfregiata, deturpata e imbrattata da slogan urlati e cartelli forcaioli, sono spuntati saluti romani e magliette reazionarie e passatiste.
Si sono viste sventolare impunemente persino le bandiere della Repubblica fascista di Salò, senza che nessuno intervenisse per impedire questo scempio.
Con ben altra sollecitudine venivano in altri momenti sequestrati dalla Digos striscioni contro Salvini.

Mezzo partito di Forza Italia, a cominciare da Mara Carfagna, aveva invitato Berlusconi a non partecipare alla manifestazione, per evitare fischi, imbarazzi e disagi per i fascisti presenti, ma Silvio, ancora assetato di potere, ha scelto di esserci, con un drappello di militanti con tanto di bandiere, che hanno provato ad intonare “Silvio, Silvio”, e con le sue onnipresenti badanti Gelmini e Bernini. Sul palco, accanto a Salvini e alla borgatara Meloni, per ricomporre sulla carta l’ex trio delle meraviglie. E sperare ancora.

Per la cronaca locale, segnalata anche l’inadeguata presenza del sindaco di Ladispoli che indossava una fascia tricolore con la scritta “sindaci: orgoglio italiano”. Una fascia che esprime l’autorità di un’istituzione, che non deriva né dalla persona che la indossa, né dalla sua appartenenza, ma dalla rappresentanza di tutti i cittadini.
Chi la rappresenta ha il dovere di distinguere quando agisce a titolo personale e quando, indossando quella fascia, è primo cittadino.
Tutta colpa dell’Orgoglio Italiano, che rischia di diventare vergogna e disonore.
(Alfredo Laurano)

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