In questi giorni, gli utenti di Facebook
hanno scoperto un sorprendente regalo:
“È stato un anno meraviglioso. Grazie per aver
contribuito a renderlo tale”.
Questo il titolo di una sintesi di post, foto e
cartoline digitali del 2014, creata dall’algoritmo del social network che, su
ogni singola timeline, ha fatto comparire in anteprima un breve diario della
propria attività su Facebook: una sorta di linea del tempo e, per estensione,
della propria vita.
Così tutti hanno potuto ammirare una serie di
momenti del “meraviglioso anno” dei propri amici e conoscenti. Anche di chi non
aveva alcuna voglia di condividere o ricordarli, come è successo, per esempio,
a quel padre che ha perso la propria figlia per malattia e se l’è vista, felice
e sorridente, in copertina.
Ma, a parte il fatto che quest’anno che sta
finendo non per tutti è stato prodigioso - forse lo è stato per chi ha vinto la
lotteria o ha trovato un lavoro, un po’ di pane, un amore o una famiglia - può
mai essere meraviglioso un anno di stragi, di calamità, di persecuzioni, di
decapitazioni, di guerre e bombardamenti, di migranti e profughi affogati, di
madri e padri che ammazzano i propri figli, di uomini che uccidono le loro
donne e sterminano intere famiglie, di gente che non ha lavoro e vive in
miseria o si suicida?
Un anno che non è diverso da quello che l’ha
preceduto e da quello che seguirà?
Un anno senza pace, senza giustizia e senza
tolleranza?
Può l’ambiguo e ridicolo microcosmo di
ciascuno e il profluvio di cazzate che scriviamo, pubblichiamo e che scambiamo
(siamo 1,3 miliardi di navigatori, di cui 830 milioni quotidiani) ridisegnare
quel mondo di schifo e di follia e supplire alla sua incongruenza, ai suoi
atroci contrasti, alle sue infinite contrapposizioni e paradossi?
Caro Zuckerberg,
ci hai fatto sognare, arrabbiare, discutere, indignare, litigare, amare e
odiare per dieci anni, non solo on line; hai sconvolto modi, usi e radicate
abitudini; hai trasformato il concetto di comunicazione in “tutto il mondo,
minuto per minuto”; hai vestito il mondo virtuale di una spessa patina di
realtà o di realismo, ma ora limita la tua ingombrante invadenza e comincia a
coltivare la discrezione.
Lascia che ognuno decida se, dove e quando
indirizzare o raccontare o ricordare i momenti di gioia o di dolore, le ansie e
le paure, i ricordi e i pensieri più intimi.
Lascia che ognuno percorra la strada della
propria diversità e scelga come suicidare, spargere o sprecare la propria
emotività.
Lascia che ognuno scelga di rivivere
l’allegria, l’ironia o la tristezza.
Lasciaci la nostra storia.28 dicembre 2014 (Alfredo Laurano)
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