Mentre dilaga la grande schifezza per
l’endemica corruzione che avvelena il quotidiano della gente onesta, da qualche
settimana, ha ricominciato a girare la rumorosa giostra mediatica sulle ormai prossime
dimissioni di Napolitano: fra pochi giorni, a fine anno, ad aprile? E via a ipotesi,
dichiarazioni e, sicuramente, sondaggi, trattative riservate e accordi
sottobanco fra partiti, leader e candidati interessati.
Tutti ricorderanno la situazione ridicola e
grottesca, sia nel merito che nei modi, che, un anno e mezzo fa, sullo sfondo
di un increscioso mercato di manovre, smentite e tradimenti di franchi tiratori,
portò l’incapace nostra classe politica, non in grado di eleggere un nuovo
presidente, a chiedere a Napolitano di restare, suo malgrado, per un secondo
mandato.
Ora, o tra un po’, si appresta all’ennesima
difficile scelta: trovare un nuovo capo dello stato.
Qualcuno già fa girare i soliti nomi o quelli
di qualche possibile outsider, tanto per bruciarli come sempre, o configura ipotesi
acrobatiche e poco sostenibili. Diciamo pure che fanno come certi conduttori
della TV: sparano boiate e annunci per incuriosire e tenere vivo l’interesse
del cittadino spettatore e coinvolgerlo, pur con scarsa passione, nel dibattito-farsa
dell’interpretazione della volontà popolare.
“E’ il momento (l’ennesimo) di una donna…ci
vuole una figura di garanzia super partes…di prestigio…di specchiata onestà e
senso della democrazia…un nome condiviso da tutti.”
Ma di Pertini, non ce ne sono più!
Una mezza idea e un suggerimento per le
camere riunite, io ce l’avrei.
Dobbiamo, però, uscire dai confini
dell’italietta dei corrotti, dei compromessi, dei burocrati e delle mezze
tacche.
Lo scorso 25 ottobre si è conclusa
l’avventura di Pepe Mujica alla guida dell’Uruguay, dopo due esaltanti mandati.
Uomo umile, ma di grande carisma e spiccata
sensibilità, è l’unico politico al mondo ad aver rinunciato al 90% del suo
stipendio, donato ai poveri. Che ha scelto di non vivere nel lussuoso palazzo
presidenziale, ma di restare nel suo fatiscente casale fuori città, a coltivare
l’orto e piantare zucche, con la moglie, il suo cagnolino a tre zampe e con il
suo bene più prezioso: il vecchio “maggiolino” blu, con cui si sposta senza
scorta.
Niente cortei di auto blindate, ma solo una
coppia di agenti di polizia di guardia fissa alla fine del suo viottolo di
casa.
E’ disponibile, dunque, sulla piazza
internazionale, un personaggio che ha veramente stupito il mondo e che in
questi dieci anni si è guadagnato una formidabile popolarità personale,
ascoltando le esigenze del paese. Moltissimi lo ricorderanno per le riforme
sull’aborto, sul matrimonio omosessuale e sulla marijuana, per il reddito di
base per i cittadini in condizione di povertà estrema e, soprattutto, per il
discorso fatto davanti all’Onu con cui ha condannato lo scempio che si sta
facendo del pianeta.
“Magari aveccelo!” Si dice a Roma.
Due camere, cucina e un orticello a Tor
Sapienza e 1500 euro al mese per le bollette e le spese di rappresentanza.
Con uno come lui, si abbatterebbero di colpo
le scandalose spese annue del Quirinale (oltre 243 milioni di euro): la
manutenzione, gli uffici, la cucina, i giardinieri, gli autisti, i viaggi, la
pletora di impiegati, segretari, personale di servizio e camerieri. I pranzi, le
cene e i ricevimenti, il parco macchine, i cavalli e il parco corazzieri, che
sono alti, grossi e consumano parecchio.
Le lussuose stanze si potrebbero affittare a ricchissimi clienti e il prestigioso, cinquecentesco palazzo che fu dei papi (ne ha ospitato trenta) diventerebbe un esclusivo resort a sette, otto stelle.
Le lussuose stanze si potrebbero affittare a ricchissimi clienti e il prestigioso, cinquecentesco palazzo che fu dei papi (ne ha ospitato trenta) diventerebbe un esclusivo resort a sette, otto stelle.
Con tutto quel risparmio e con gli incassi,
sai quante case popolari si potrebbero costruire!
Un presidente schivo e illuminato, più unico
che raro, come Mujica, o un suo clone o un suo gemello, sarebbe la fortuna di
questo Paese, sgovernato da un covo di fregnacciari, di buffoni arroganti,
esaltati, inetti ed incapaci che, proprio in quanto tali, mai sarebbero
all’altezza nemmeno di pensarla un’idea del genere, oltre che rifiutarla a
priori, consapevoli che mai potrebbero esercitare pressioni su un uomo di
siffatto spessore umano, politico e morale o condizionare in alcun modo le sue
scelte.
Né, sicuramente, el Pepe verrebbe qui a farsi
sputtanare.
9 dicembre 2014 (Alfredo Laurano)
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