Un tempo si credeva che nella notte di Natale
avvenissero prodigi e incantesimi e che per farne parte bisognasse purificarsi,
cioè, mangiare di magro.
Il 24 dicembre era considerato giorno da
“vigilia nera”, tanto che un antico proverbio toscano ammoniva che:
Chi guasta la vigilia di Natale, corpo di
lupo e anima di cane.
Per gli osservanti, vigilia nera significava
che il 24 dicembre - ma anche il venerdì santo e il mercoledì delle Ceneri - non
solo si doveva astenersi dalla carne, ma i pasti dovevano essere molto semplici
e frugali, quindi a base di verdure, ceci, baccalà - un tempo costava poco ed
era un piatto povero - e poco altro.
Oltre al significato religioso, per i meno
credenti c’era forse anche l’intenzione di preparare lo stomaco al ricchissimo
pranzo del giorno dopo.
Cambiati i tempi, è rimasta la consuetudine
della cena di magro per la vigilia di Natale diventata, però, tutt’altro che
povera. Fritti, paste, minestre, salmoni e capitoni: ogni regione mette in
tavola le sue specialità.
Nella tradizione napoletana, però, non può
mancare un piatto semplice e appetitoso: l’insalata
di rinforzo.
Si prepara con cimette di cavolfiore lessate al dente, filetti di alici, olive, capperi, cipolline, cetriolini, sottaceti e papacelle (piccoli peperoni), olio, sale e aceto
Si prepara con cimette di cavolfiore lessate al dente, filetti di alici, olive, capperi, cipolline, cetriolini, sottaceti e papacelle (piccoli peperoni), olio, sale e aceto
Ma perché si chiama così?
Ci sono varie possibili spiegazioni.
Alcuni sostengono che si chiami così perché
l’insalata veniva consumata durante tutto il periodo natalizio e man mano che
gli ingredienti finivano se ne aggiungevano altri (si rinforzava) nei giorni
successivi. Così, si poteva “spizzicare” ogni momento.
Altre fonti riportano che il nome è stato
attribuito in relazione alla presenza dell’aceto e delle acciughe, che ne
accentuerebbero decisamente il sapore.
Altri ancora, sostengono che “rinforzo” sia riferito alla
stimolazione dell’appetito che questo piatto favorisce.
Nessuna delle tre ipotesi, tuttavia, sarebbe
attendibile, in virtù di una quarta tesi, secondo la quale era proprio la cena
della Vigilia ad essere rinforzata,
aggiungendo un piatto più sostanzioso a quella tavola, una volta troppo misera
e poco appetitosa.
24 dicembre 2014
(Alfredo Laurano)
(Alfredo Laurano)
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