Quando si dice “la faccia come il culo”. Quando la
tracotanza sposa la superbia e la presunzione. Quando la prepotenza, la sfacciataggine,
la sfrontatezza fanno rima con spudoratezza e insolenza: “Noi, eredi del Pc di
Berlinguer”.
Al civico 54 di via delle Botteghe Oscure, proprio di
fronte all'ex sede del partito di Palmiro Togliatti, di Di Vittorio e di Enrico
Berlinguer, dovrebbe insediarsi a breve la nuova sede della Lega a Roma.
In quei locali già opera da tempo il team della
comunicazione di Salvini, «la Bestia» guidata da Luca Morisi.
Lo scarto è brevissimo in termini di metri, più ampio dal
punto di vista temporale e abissale, sotto l’aspetto ideologico. Può essere
calcolata in vari modi la distanza fra il civico 4 di via delle Botteghe
Oscure, dove aveva la sua storica sede il PCI, e il numero 54, dove a breve
inaugurerà i suoi uffici romani la Lega.
Un caso, un gesto simbolico o anche di più?
E il vanaglorioso cazzaro verde, euforico e borioso come
sempre - “Siamo qui per ricostruire Roma” - si permette di sottolineare: “I valori di una certa sinistra, che fu
quella di Berlinguer, del lavoro, degli artigiani, sono stati raccolti dalla
Lega: se il Pd chiude e la Lega riapre io sono contento, è un bel segnale: prendiamo
il posto di quello che era un grande movimento popolare e operaio”.
Pretende, cioè, di paragonarsi a Berlinguer, al suo carisma
di uomo saggio e illuminato, agli ideali che in quelle stanze sono stati
coltivati e cresciuti nel consenso popolare.
Fa veramente orrore e pietà.
Nel cuore della capitale, nella strada da sempre identificata
con il Partito Comunista, proprio davanti al palazzo detto il Bottegone, si
consumerà quindi una sorta di "sfregio" alla memoria della Sinistra,
alla eredità virtuale della tradizione comunista italiana.
Più che una sede politica, una casa di lavoro a Roma, questa
scelta vergognosa ha tutto il sapore di una provocazione, di una sfida. E’ un
oltraggio alla Storia e a quegli uomini che lì l’hanno fatta, vissuta e
interpretata.
E infatti il capitano legaiolo non ci ha pensato due volte
quando gli hanno dato la possibilità di mettere la targa del suo barbaro
partito proprio lì, gustandosi in anticipo e con compiaciuta ironia, la
reazione dei “comunisti” alla sua sfida.
E si prepara a far festa con l’inaugurazione ufficiale
prevista entro fine luglio.
Senza nemmeno porsi un dubbio sul l’aspetto paradossale e
anche ridicolo della iniziativa.
Come se i valori della tradizione politica e sociale di un
grande partito dipendessero dalla natura fisica dei luoghi, dei muri e delle
vie, che quel partito ospitano.
9 luglio 2020 (Alfredo Laurano)
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