A nome della corporazione dei “professori, dei letterati,
dei giuristi e degli intellettualoidi, più o meno stimati o falliti, chiamati
in causa da soggetti arroganti e presuntuosi che, su queste pagine di pubblico
dibattito, sparano granate di ignoranza e maleducazione, offendendo chi si
permette di avere un’idea diversa dalla loro, vorrei precisare che: fermo
l’insopprimibile diritto di pensare ed esprimersi in assoluta libertà, come e
quando lo si voglia, nessuno, e tanto meno lo scrivente, intende dimostrare di
conoscere la lingua italiana, né sforna parole “forbite” per creare effetti
speciali. Semplicemente, usa il proprio linguaggio per comunicare, come chi
invece usa disegnini, geroglifici o suoni gutturali. Non siamo in accademia, a
un esame o a un telequiz.
Ma nemmeno nell’era primitiva.
In conclusione, invocando ancora l’inalienabile diritto
alla pacifica convivenza delle idee e il dovuto rispetto della civiltà umana e
giuridica, vorrei rassicurare qualche saccente sconosciuto che qui nessuno
intende “fare il fenomeno” sulla pelle di una qualsiasi innocente vittima,
sacrificata sull’altare della stoltezza, della malvagità e della pochezza
umana.
Nessuno della mia comunità ideologica si abbasserebbe a
forme di speculazioni così grette e meschine, di esclusiva competenza di alcuni
barbari che ben conosciamo: verdi, arancioni o neri uniti nel caleidoscopio
multicolore dell'ignoranza, della discriminazione e della violenza politica e
parolaia.
21 luglio 2020 (Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento