Una specie di reliquia, come il sangue di S. Gennaro a
Napoli, che storicamente preserva la città da pestilenze ed eruzioni del
Vesuvio.
Per contrastare il Coronavirus, San Miniato mette in campo
tutte le forze che ha, anche quelle ultraterrene.
Monsignor Migliavacca, vescovo della cittadina nel Pisano, ha
deciso l'esposizione straordinaria del Crocifisso "prodigioso" fino a
domenica prossima, 1 marzo, nella chiesa di San Domenico a San Miniato, affinché
i fedeli possano invocare la sua intercessione in questo periodo di
preoccupazione per l'emergenza sanitaria in atto. Magari, in attesa o con la
speranza di un miracolo.
Un po’come accadde durante i difficili anni dal 1628 al 1631,
segnati dal flagello della peste, quando la popolazione si era rivolta con
speranza al Crocifisso.
Alla fine, la città mantenne il voto di costruire un
santuario per custodire, onorare e venerare l'immagine del miracoloso
Crocifisso ligneo di Castelvecchio, risalente al secolo XI - abbandonato in San
Miniato, secondo la leggenda, da due viandanti e portato dai sanminiatesi nelle
città della Toscana in guerra come segno di pace - proprio per essere stata
risparmiata dall'ennesima epidemia.
“Considerata la delicata situazione che stiamo vivendo, a
causa della diffusione della sindrome influenzale da coronavirus, mi preme
invitare tutti alla preghiera - ha detto il vescovo - valorizzando uno dei
segni della nostra tradizione religiosa. Si raccomanda l'opportunità di una
visita e si invitano i fedeli, in ogni caso, alla preghiera personale".
La straordinarietà della decisione è evidente, scrive «La
Nazione», dando la notizia.
Negli ultimi quarant'anni ci sono state due aperture
eccezionali (ovvero fuori dalle tradizionali celebrazioni di ottobre), di cui
una fu un momento di preghiera per la grave siccità del 2003.
Ma mai prima d'ora c'erano stati cinque giorni di
esposizione continua.
27 febbraio 2020 (Alfredo Laurano)
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