Affetto,
complicità, amicizia, ma anche naturale gelosia, un pizzico di reciproca
invidia e qualche momento di rivalità, presunta o confessata.
Lila
e Lenù, nella seconda parte de L’amica Geniale – Storia del nuovo cognome,
vivono un rapporto senza filtri, sempre più intenso e progressivamente
conflittuale, che va ben oltre quello semplice e spontaneo della prima
infanzia.
Tuttavia,
sono due facce di una stessa realtà, accomunate dalla stessa origine sociale e
ambientale, cui, per indole, carattere e formazione, reagiscono diversamente. Una
realtà dove regna la miseria, le difficoltà, le violenze, le privazioni, le
sofferenze, le restrizioni, le prepotenze. Dove tutti sono signori ricchi o
poveri cafoni.
Quando
si cresce in un contesto così, o si subisce cercando un’evasione alternativa
come lo studio e la cultura (avendone le capacità), o si combatte per liberarsi,
anche in modo sanguigno, impulsivo e passionale, da quei vincoli di inciviltà e
rozzezza. E lo si fa imparando a sfruttare al meglio l'intelligenza, l’intuito e
l’intraprendenza. In altre parole, la propria “genialità”.
Per
vincere disperazione ed emarginazione, una vorrebbe essere, almeno in parte, al
posto dell'altra (da qui la punta di legittima invidia), o avere un po’ delle
stesse doti e qualità. Ma, pur nella diversità, le due amiche sono speculari,
reciprocamente indispensabili. Nel bene e nel male si integrano, si completano,
sono il rovescio della stessa medaglia.
Elena
è buona, dolce, intelligente, timida, accondiscendente, insicura e riflessiva.
E’ la componente saggia della coppia, che procede in modo ordinato e metodico.
Lila
è la parte ribelle e creativa di ogni ragazza, non solo di quell’epoca, spesso
sacrificata alla famiglia, al fidanzato o marito, che non può e non deve deludere
le aspettative degli altri. Vuole comunque molto bene a Lenù e, con il suo
carattere duro, forte, determinato e autoritario e la sua intelligenza geniale,
arriva a capire le situazioni e gli eventi prima della sua amica e la mette in
guardia.
Nessuna
delle due è cattiva. Lila soffre nel vedere in Lenù la studentessa modello, che
lei non ha potuto essere, gli effetti degli studi che non ha potuto realizzare,
come sognava. A lei è stata negata tale aspirazione e questo l’ha resa più chiusa
e apparentemente dura. Però, la sprona e la incoraggia con sincerità. Lenù,
invece, esitante e riservata, vede brillare in Lila la parte che a lei manca: la
sensualità, il carisma e la sua sicurezza.
Ma
il bene c'è ed è reciproco: il regalo dei libri di scuola a Lenù, l’offerta
della vacanza al mare, l’accettare il caratteraccio di Lila, la vicinanza nel momento
del bisogno, specialmente quando un marito ti picchia, l'invito alla festa a
casa della professoressa, dove Lila riesce ad andare perché “a fatt nu poco a zoccola col marito. E
l’hai pur sapè fa'... Se no, che zoccola sei!”
Dove
Lila, frustrata e lontana da quel mondo "colto", al quale non può
appartenere, in quanto moglie di un bottegaio ignorante, critica e ridicolizza
quei quattro intellettuali pre-sessantottini e sognatori da salotto, o da terrazzo,
che, "in mezzo a vecchi mobili e
vecchi libri", parlano di filosofia, rivoluzione, politica e diritti.
E prende atto della propria inadeguatezza: quel mondo può affascinare Lenù, ma
a lei è precluso.
Perciò
la punisce, prendendola in giro, rinfacciandole la sua solitudine, rivendicando
il proprio "successo" per essersi sposata, anche se sa che quel
matrimonio è la sua gabbia dorata.
Monta
la rabbia e la delusione, scoppia la lite. Lila: "Come sei brava! Quanto sei intelligente! Cocoricò!" Lenù:
"Le brutte intenzioni, la
maleducazione. La tua brutta figura di ieri sera. La tua ingratitudine, la tua
arroganza. Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha
portato dentro."
Il
legame fra le due ragazze va comunque oltre l'amicizia e il diverso stile di
vita: l'una
è l’amica geniale dell'altra, perché ognuna stimola il talento, l’estro e i
capricci dell'altra. Sono
entrambe l'amica geniale. Ognuna considera così l'altra.
Al
di là della storia delle geniali amiche, il film, tecnicamente
ineccepibile nelle scelte tecniche e stilistiche, molto ragionate, rivela anche una profonda
attenzione storico-filologica. Straordinaria ed efficace la regia, come le
scenografie, la fotografia, le luci, i dettagli e, soprattutto, le due
protagoniste e tutti gli attori, superbamente caratterizzati e capaci di
rendere al meglio anche le più piccole sfumature emotive.
Le classiche feste in casa che, chi ha vissuto quegli anni, ha ritrovato in perfette scene e quadri incorniciati, come il primo twist, le movenze, gli abiti eleganti e le cravatte per i ragazzi e nelle acconciature e nei vestiti della domenica, raffinati ed impeccabili - come quello in raso nero di Lila alla festa dalla prof - indossati dalle ragazze nelle occasioni importanti.
E come anche quelli da mare, i costumi e i prendisole a Ischia, di uno stile unico e intramontabile.
Su
quelle spiagge pulite e sonnacchiose (che poi son di Sperlonga), l’altro
eccezionale momento di ambientazione d’antan, sfumata di nostalgia
e rimpianto: si cerca il posto giusto, si pianta l’ombrellone, si legge, si
scruta pigramente intorno, si beve una cedrata al chiosco, si sgranocchia il
cocco, ci si tuffa a mare, tenendosi per mano.
Una
specie di piccolo eden casareccio e popolare che ti fa amare il mondo e
dimenticare il male.
Magnifico
e struggente. (Alfredo Laurano)
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