La
situazione è precipitata in sole ventiquattro ore. All’improvviso.
Incredibilmente.
Fino
all’altro giorno il Paese Italia sembrava una penisola felice e immune dal
contagio che si diffondeva nel mondo.
Questo
era il senso di ciò che ci veniva comunicato: tranquilli, tutto sotto
controllo, due cinesi allo Spallanzani, la quarantena alla Cecchignola per
pochi rientrati, niente mascherine, voli bloccati con la Cina (come se non si
potesse arrivare con altri mezzi o da altri scali (Russia, Germania, Paesi
Arabi).
La
parole d’ordine, giustamente, erano “evitare il panico”, non allarmare la
popolazione, ma in verità si è evitato di far conoscere obiettivamente le fasi
dell’epidemia, i possibili rischi, le precauzioni da adottare.
Si
è sottovalutato il
problema. Non c’è stata prevenzione o non è bastata.
Basti
vedere come è cambiata la stampa in queste poche ore, cosa si scrive sul Web e
sui Social, cosa si trasmette in TV negli speciali di ogni rete (dirette,
collegamenti, inviati, aggiornamenti), cosa dicono esperti, virologi, politici
e politicanti. Tutto si è moltiplicato e accelerato in un baleno. Si comunica e
si percepisce allarme, criticità, pericolo, urgenza. A parte tale Shi Yang Shi,
un semi-cazzaro attore cinese che, invitato in trasmissioni varie, ride e prega
per sconfiggere la paura di chi lo ascolta.
Ansia
e preoccupazione hanno preso il posto della quasi indifferenza, anche perché
tutti ora sanno o ipotizzano ciò che inevitabilmente succederà: isolamento
sociale, quarantene auto o obbligatorie, blocco delle attività lavorative,
delle manifestazioni, dei luoghi affollati (cinema, teatri, concerti, stadi,
palestre), disagio collettivo in ogni settore, economia in discesa, scorte
alimentari nei supermercati. Per non parlare di possibili scenari ben più
drammatici, se si pensa alle grandi città, alle comunità, ad aree attrezzate di
contenimento, alle reazioni incontrollate della folla impaurita.
Una
cosa adesso è certa: questa pandemia di Coronavirus è ben più grande di quello
che fino a ieri ci hanno raccontano i media e non è razzismo pretendere misure
efficaci ed eccezionali per debellarla. Non ci sono più certezze scientifiche,
neanche sul periodo di incubazione, che potrebbe essere di oltre 24 giorni, né
sulla permanenza del virus sulle superfici: oltre 9 ore. Non possono bastare
mascherine, amuchina, lavarsi le mani ogni mezzora o starnutire nella piega del
braccio.
La
Lombardia (e non solo) ora si sta trasformando in Wuhan.
Mentre
il numero dei contagiati da Coronavirus sale continuamente, è stato disposto il
contenimento attivo (militare) degli abitanti delle zone dove esiste almeno un
paziente contagiato senza che l'origine sia chiara. Condizione questa che
potenzialmente da domani potrebbe essere applicata ovunque.
Il
Decreto del Governo parla chiaro: quarantena, isolamento, impossibilità di
riunirsi, di andare a lavorare, chiusura degli uffici e degli esercizi
commerciali non strettamente essenziali, chiusura delle scuole e impossibilità
di spostarsi.
In
altre parole: emergenza.
23
febbraio 2020 (Alfredo Laurano)
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