Un'altra sentenza scandalosa. Si può
prescrivere la verità e la speranza di giustizia? E la responsabilità di una
strage, di un disastro ambientale, di un vero crimine contro l’umanità?
Dopo la sentenza Eternit, è ancora più
evidente quanto le attuali norme sulla prescrizione, regolate dalla cosiddetta
legge ex Cirielli, approvata dalla maggioranza berlusconiana nel 2005, siano
ben lontane dal criterio di giustizia. Vanno
assolutamente cambiate.
Come dice Don Ciotti, “che leggi sono quelle
che ammettono la prescrizione per reati gravi, tali da configurarsi come una
vera e propria strage, e i cui effetti si protraggono oltre i tempi stabiliti
per la loro punibilità?".
La preziosa (per alcuni) prescrizione, così
concepita, incentiva il crimine, perché offre una possibile via d’uscita, un
percorso legale per farla franca, pur nella evidente colpevolezza. Ma nessuno
fino ad oggi ha fatto nulla per modificarla.
Ora, di fronte a un fatto che colpisce e
indigna la pubblica opinione, tutti sono pronti a intervenire con inaudita
collera e furore.
Con buona pace di Berlusconi, Verdini e amici vari che
l’hanno sfruttata per sfuggire a probabili, se non certe, condanne per una
serie di reati vari, grazie anche ai loro eccellenti avvocati che hanno saputo tirare
per le lunghe i tempi dei processi con cavilli, espedienti e rinvii, fino al
raggiungimento dell’obiettivo: la caduta dei termini di legge.
Quanta vergogna, quanta ipocrisia in quelle
aule di ingiustizia!
Nel nostro sistema, unico al mondo, i tempi della
prescrizione non si interrompono nemmeno dopo le condanne di primo e secondo
grado e portano spesso a lasciare impunito un ormai quasi certo colpevole. Chi
è innocente non ne ha bisogno.
Per i reati più odiosi e più gravi si dovrebbe
abolire o, almeno, interromperne la decorrenza all'atto del rinvio a giudizio,
come accade in tutti i paesi civili.
Il senatore Felice Casson, ex magistrato, ha
dichiarato che “la responsabilità maggiore di questa nuova ingiustizia è del
Parlamento e di chi, anche all'interno del governo, ha bloccato le nuove norme
sulla prescrizione, pronte da mesi per essere approvate”.
Lo stabilimento Eternit di Casale Monferrato,
per molti anni ha avvelenato persone e ambiente circostante, disperdendo
polveri di amianto. Ha causato migliaia di morti e patologie gravissime.
Negli anni Cinquanta cominciarono le malattie
e le morti degli operai che vi lavoravano e le proteste e gli scioperi per avere
maggiore tutela della salute nel posto di lavoro.
Negli anni Sessanta
iniziarono ad ammalarsi e a morire anche persone non direttamente occupate
nella fabbrica.
L'amianto era usato dappertutto, sia come
materiale ignifugo, che nelle costruzioni di case, scuole, acquedotti e
ospedali e, a tutt’ oggi, non è del tutto e dappertutto smantellato.
I casi di contaminazione proseguono ancora,
nonostante la produzione di lastre in amianto sia stata da molto sospesa (la
malattia ha un periodo di incubazione di circa 30 anni).
La fabbrica ha chiuso nel 1986, il processo è
iniziato nel 2004 e la sentenza di primo grado è intervenuta
nel 2012, la seconda un anno fa. L’altro giorno, è stata sancita la
prescrizione della condanna: nessun colpevole!
Se gli effetti dell'amianto erano già
conosciuti da così lungo tempo, si sarebbe dovuta processare, per inerzia,
indifferenza e per responsabilità morale, anche la classe politica che non è
mai intervenuta e ha finto di non sapere e non vedere.
Questa
sentenza della Cassazione che virtualmente la assolve, insieme allo stesso
proprietario svizzero della multinazionale, calpesta la dignità delle tante
vittime e dei parenti, umilia l’idea di giustizia e conferma l’imperante logica
del profitto, per la quale il denaro conta più della vita umana.
21 novembre
2014
(Alfredo Laurano)
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