Si, ero proprio contento ieri di andare alla presentazione
del secondo libro di Carmela. Sapevo che avrei rivisto vecchi amici, compagni
di lavoro, ex colleghi. Ma non potevo immaginare quello che l’autrice de “La
sorgente del Mare”, che mi ha accolto in libreria e abbracciato dopo tanti
anni, doveva comunicarmi: “non l’hai saputo? Giorgio da quattro mesi non è più
tra noi. Mi spiace molto dirtelo proprio in quest’occasione”. Accanto a noi,
Cinzia, la sua ultima compagna, e tanti altri che ero felice di rivedere e
salutare.
Un momento di confusa presa di coscienza, una sensazione
ambigua di piacere e di dolore, un duello di opposti sentimenti che prepotenti cercavano ragione.
Giorgio Boari Ortolani aveva scritto la magnifica
presentazione dell’opera di M. Carmela Mugnano – e anche della precedente
“L’Isola di cristallo” – ma non ha potuto vederla pubblicata: “su un ideale palcoscenico (sfilano
ventiquattro personaggi in cerca ..d’amore) verità vestite da metafore….è un
libro di grande responsabilità, dove il motivo del mare, l’immenso universo
sconfinato, è esso stesso immagine metaforica di uno scambio di vita, di una
presenza-assenza di sentimenti…”
Giorgio era uomo di grande cultura, ma privo della
supponenza dell’intellettuale di mestiere. Altruista, disponibile ed entusiasta
della vita, non indossava mai l’abito saccente.
Autore, sceneggiatore, giornalista, letterato, musicologo.
Amava Bach, Malher e la cicoria, o l’asparago selvatico, che
cercava e raccoglieva nell’amata S. Oreste. In questa sintesi si racconta la
sua poliedrica personalità.
Quante volte in macchina – spesso gli davo un passaggio fino
a casa mia, poi proseguiva a piedi per una passeggiata o per andare da Ricordi
– parlavamo di musica o cercavamo di capire al volo l’autore del brano che ascoltavamo all’autoradio e lui mi precedeva
sempre!
Una fuga di Bach o appunto la cicorietta del paese
impegnavano, allo stesso modo, le sue spiccate competenze. Lo spazio geniale e
aristocratico dell’uomo di talento.
Con me è stato anche attore. Si lasciava dirigere, umile e
obbediente, disponibile anche alla caricatura più forzata o nei panni esagerati
del buffone: “daie, daie, basta che famo presto…!
Ma presto, non si faceva mai. E lui restava in strada,
paziente e rassegnato, coi calzoncini corti alla Fantozzi e i sandaletti di
plastica celeste.
A chi non lo conosceva bene, Giorgio poteva sembrare, a
volte, un po’ brusco e sbrigativo. Ma era solo per farsi coraggio, per vincere
un pizzico d’innata timidezza e “togliersi il pensiero”.
Diretto, essenziale, mai lezioso e sdolcinato.
Come quando qualcuno gli chiedeva venti righe e lui in dieci
minuti aveva scritto il testo. Un vero burbero benefico: persona all’apparenza
scontrosa e un po’severa, ma in realtà di animo buono, gentile e generoso
assai.
Era un amico. Un amico caro. Un pezzo di vita l’abbiamo
fatto insieme.
13 giugno 2013 (Alfredo Laurano)In Redazione - 1993 |
L’ANEDDOTO
Nella campagna intorno a S.
Oreste, viveva Mario il pecoraio. Una domenica mattina, molto presto, qualcuno
suona alla sua porta. La moglie apre e due distinti signori, in giacca,
cravatta e borsello d'ordinanza, le dicono:
- "Buongiorno signora, siamo Testimoni di Geova, siamo qui per cercare di recuperare qualche pecorella smarrita del Signore e riportarla nel Regno di Dio."
- "Ascpettate nu momento, peffavore!... Io ‘n ci’ò saccio! " dice la donna, un po' sorpresa.
- "Mariooo.. ah Mariooo…! Sendi 'n po', ca ce stanno du signori che vengono da Genova che vonno sapè si te se perzo quarche pecora sulo prato....da riportà dentro a lu regno..."
Questa semplice e un po’datata storiella, ma vera e originale - me l’ ha ricordata stamattina l'amico mio Maurizio Paleti - la pennellava sempre Giorgio, una ventina d'anni fa, con l'accento giusto e la cadenza dialettale. Un piccolo tormentone casareccio.
- "Buongiorno signora, siamo Testimoni di Geova, siamo qui per cercare di recuperare qualche pecorella smarrita del Signore e riportarla nel Regno di Dio."
- "Ascpettate nu momento, peffavore!... Io ‘n ci’ò saccio! " dice la donna, un po' sorpresa.
- "Mariooo.. ah Mariooo…! Sendi 'n po', ca ce stanno du signori che vengono da Genova che vonno sapè si te se perzo quarche pecora sulo prato....da riportà dentro a lu regno..."
Questa semplice e un po’datata storiella, ma vera e originale - me l’ ha ricordata stamattina l'amico mio Maurizio Paleti - la pennellava sempre Giorgio, una ventina d'anni fa, con l'accento giusto e la cadenza dialettale. Un piccolo tormentone casareccio.
A volte, nelle pause di lavoro, o per rompere il ghiaccio davanti a qualche ospite gradito o per farsi due semplici risate, era proprio Maurizio a chiedergli di raccontarla per la centesima volta: "Allora Gio', com'era quella de Mario er pecoraio...?
E lui, che l'amava molto, non si faceva pregare e la riproponeva come nuova! Oggi, gliela narriamo noi.
Anche questo era Giorgio Boari Ortolani!
(Alfredo Laurano)
Allestimento Set "Le Comiche" - 1992 |
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